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118 di Trasacco, come funziona la catena di montaggio contro il Virus

Fino ad oggi l'ambulanza dell'Avis-118 di Trasacco ha trasportato 4 pazienti con probabile contagio da Coronavirus, uno dei quali poi, effettivamente, è risultato positivo. Si tratta dell'81enne di Ortona dei Marsi.

Diari di bordo dell’epidemia. Pagine sanitarie scritte in collettività, con una penna comune, che raccontano una storia nera, quella della nuova peste, il Coronavirus. Una storia, però, illuminata, a tratti, dal forte senso civico e dalla responsabilità dagli uomini dell’emergenza: coloro che, nonostante tutto, a titolo gratuito, ci sono. Anche ai tempi del Covid-19.

“Lunedì mattina, per il servizio Avis-118 di Trasacco, eravamo in tre di turno. Ci chiama la Centrale del 118 per un anziano con febbre ad Aschi Alto, frazione di Ortona dei Marsi”. A Trasacco, così come nel resto d’Italia, i volontari della Sanità stanno svolgendo, in questi giorni, il servizio di trasporto pazienti senza, ovviamente, essere pagati. E’ un atto di dono all’altro ancora più forte, più vivo. Perché loro sono in trincea, in piena emergenza. Talmente volontari nell’anima, che hanno acquistato di tasca propria anche un dispositivo di sicurezza per l’autista del mezzo di soccorso traslocano.

“Per arrivare fino ad Aschi – racconta Alvise di Salvatore, volontario di lungo corso dell’Avis 118 di Trasacco – ci abbiamo impiegato un’ora di tempo. In realtà, dico la verità, in un primo momento ci siamo anche rifiutati di rispondere alla chiamata d’emergenza, perché non eravamo in possesso dei dispositivi di sicurezza richiesti dal protocollo Coronavirus, e quindi: mascherina, tuta, copriscarpe, doppi guanti ed occhiali. Dopo mezz’ora – continua Alvise – ci hanno richiamato dalla Centrale: ci hanno detto di dirigerci prima all’Ospedale di Avezzano, dove ci hanno consegnato 3 kit della sala operatoria. A quel punto,
vestiti in un lampo infinitesimale, siamo partiti. Ci siamo confidati tra di noi: ma quando ci arriva il COVID-19 lì sopra?”.

Ed, invece, alla fine, la storia nera è stata proprio quella, quella del contagio, ripetuta, per ora, 11 volte, nella fetta marsicana d’Abruzzo. Ad Ortona dei Marsi, il Coronavirus, come insegna la storia recente, ci è arrivato eccome. “Adesso, il protocollo richiede che i kit a disposizione e a bordo dell’ambulanza debbano essere due, ossia l’autista ne è privo semplicemente perché è chiuso all’interno dell’abitacolo di guida, in un ambiente sigillato e, da quando sale sul mezzo, non ha più contatti”. I volontari, secondo il racconto di Alvise, arrivano nella frazione di Ortona, operando sempre nel rispetto del protocollo: tutti a distanza di un metro. Al paziente vengono fatti indossare mascherina e guanti. “Gli chiediamo – racconta ancora Alvise – se ha parenti che hanno viaggiato e se ha avuto visite; lui risponde: chi viene qua sopra, viene per un sorriso. Noi, comunque, lo trattiamo come un ipotetico paziente contagiato”.

“Arriviamo all’Ospedale di Avezzano e, dopo la solita trafila nella tenda pre-triage per il filtro dei casi, consegniamo il paziente nelle mani dei medici. Subito dopo passiamo alla decontaminazione”, dice il volontario di Trasacco. I dispositivi di sicurezza, lo capiamo bene, sono indispensabili ma c’è una grave carenza nella Sanità marsicana. Quello di Ortona è stato il primo caso di paziente contagiato trasportato dagli operatori di Trasacco, a bordo della loro ambulanza. “Mi verrebbe da pensare e da dire – annuncia Alvise – che per fronteggiare il Coronavirus, servirebbero delle ambulanze apposite, studiate proprio per il trasporto dei casi possibili. Con operatori a bordo esperti, preparati per questo contesto sanitario”.

Cosa prevede a questo punto il protocollo? Il vestiario, compresa mascherina e guanti – che sono gli ultimi ad essere tolti – viene buttato in un apposito contenitore. Contestualmente, due persone decontaminano l’ambulanza, pulendola centimetro su centimetro. Anche gli operatori sanitari vengono disinfettati esternamente. Dopo la decontaminazione, solitamente, viene consegnato un nuovo kit seduta stante per l’ambulanza. “Questa volta, a noi ci è arrivato, però, da L’Aquila, proprio perché la carenza è sotto gli occhi di tutti all’Ospedale di Avezzano”, avverte Di Salvatore. Archiviato il capitolo Ortona, si ricomincia, daccapo, per l’urgenza di un’altra emergenza. “Ripartiamo subito per un’altra chiamata, si tratta di una frattura, questa volta. Quel giorno, al ritorno, tra di noi più volte abbiamo ripetuto di quanto ci pareva eccessivo il protocollo per quel paziente che mostrava solo febbre. Sapete cosa dico adesso? Che con questo mostro è meglio non scherzarci. A 81 anni, quel paziente è risultato poi positivo al virus. State a casa: non uscite”.

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