Il 25 novembre non è solo una data sul calendario. È un promemoria collettivo di quanto c’è ancora da fare. In Italia la violenza di genere continua a crescere, a trasformarsi, a moltiplicare le sue forme, da quelle più visibili alle più quotidiane, sottili e normalizzate. Dietro ogni numero c’è una storia, una libertà negata e un costo sociale che, come comunità, paghiamo tutte e tutti.
La violenza di genere non riguarda solo chi la subisce. È un costo che paghiamo tutti e tutte, un prezzo invisibile che ci accompagna in ogni momento della giornata. Con questa consapevolezza nasce “Conto in Rosso”, la campagna di Fondazione Libellula in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che trasforma uno degli oggetti più comuni – lo scontrino – in un simbolo potente del debito sociale della violenza di genere.
Lo scontrino riporta le voci di costo della violenza: dietro ogni cifra ci sono storie interrotte, libertà negate e un costo umano, sociale e culturale che paghiamo tutte e tutti, come comunità e come Paese.
Tra le voci: 65.048 chiamate al 1522 in un anno, che non sono solo telefonate ma vite in sospeso. Ogni chiamata è una donna che trova il coraggio di nominare la violenza e chiedere aiuto, spesso dopo mesi di silenzio, isolamento e paura.
Ci sono poi 14.010 casi di abusi psicologici: una violenza che non lascia lividi, ma scava. Sminuisce, controlla, isola, logora l’autostima e la percezione di sé.
E ancora: 6.587 violenze sessuali, 20.289 atti persecutori, 16.947 accessi al Pronto soccorso, 1.900.000 casi di molestie sul lavoro, 111 femminicidi.
Sul sito di Fondazione Libellula è possibile approfondire ogni voce con fonti e dettagli (dati ISTAT, Servizio Analisi Criminale – Polizia di Stato e Fondazione Doppia Difesa).
“Questa campagna vuole essere una presa di coscienza collettiva in cui raccontiamo i veri costi della violenza di genere. Perché la violenza non è un problema individuale: è un debito sociale che continuiamo a pagare tutti e tutte, ogni giorno” afferma Debora Moretti, Fondatrice e Presidente di Fondazione Libellula.
Accanto alla campagna, Fondazione Libellula pubblica il suo primo libro: “Non è normale che sia normale” (Sperling & Kupfer), in libreria dal 25 novembre, con prefazione a cura di Carolina Capria.
“La violenza di genere non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale. E si può prevenire solo attraverso un cambiamento culturale profondo, che passa dalle scuole, dalle aziende, dalle comunità”, dichiara Debora Moretti, Fondatrice e Presidente di Fondazione Libellula. “Con ‘Conto in Rosso’ e con il nostro primo libro vogliamo dare strumenti concreti per prevenire la violenza. Abbiamo coinvolto le oltre 150 aziende del Network Libellula perché solo diffondendo consapevolezza su larga scala e partendo dalla prevenzione possiamo iniziare a cambiare la cultura” conclude Moretti.
Non è un saggio tecnico, ma un testo divulgativo rivolto a tutte e tutti: chiunque voglia capire come si costruiscono gli stereotipi di genere e trovare strumenti concreti per agire nella vita di tutti i giorni. Il volume esplora anche forme meno raccontate di violenza – dalla dimensione digitale all’intersezionalità – e collega il mondo privato agli spazi organizzativi: indicazioni utili per chi vive la comunità, lavora in azienda o si occupa di educazione.
È il frutto dell’esperienza decennale di Fondazione Libellula e della convinzione che la prevenzione passi dalle parole, dai comportamenti, dalle scelte quotidiane. Un ponte tra cittadine e cittadini e persone che lavorano nelle organizzazioni: come diventare agenti culturali sia nei contesti privati che in quelli professionali.
Il libro è lo strumento da cui partire per azzerare il costo della violenza. Perché prevenire significa guardare oltre l’emergenza e riconoscere la natura sistemica del fenomeno.








































