Avrebbe compiuto 80 anni. Vito Taccone nasceva l’8 maggio 1940 ad Avezzano. Corridore che ha segnato un’epoca con le sue imprese e un carattere genuino e sanguigno che ne metteva in mostra tutta la sua “abruzzesità”.
Professionista dal 1961 al 1970, Taccone vinse otto tappe al Giro d’Italia e conquistò per due volte la maglia verde di miglior scalatore. Memorabile il pokerissimo di vittorie al Giro 1963: Asti, Santuario di Oropa, Leukerbad, Saint-Vincent (consecutivamente) e Moena. In quell’edizione della Corsa Rosa si classificò al sesto posto in classifica generale, a quasi dodici minuti dal vincitore Franco Balmamion. Ma il miglior piazzamento al Giro lo ottenne nella stagione precedente, il 1962: quarto dietro solamente a Balmamion, Massignan e Defilippis.
La vittoria più prestigiosa arrivò al primo anno di professionismo, quando si impose al Giro di Lombardia al termine di un indimenticabile duello con Imerio Massignan.
Tra i suoi piazzamenti più importanti, anche il quinto posto al campionato del mondo di Imola nel 1968. Il suo apporto fu preziosissimo per il successo di Vittorio Adorni.
Morì il 15 ottobre 2007 per un infarto, all’età di 67 anni.
Di Vito Taccone ha scritto il giornalista Marco Pastonesi, per anni firma del ciclismo per ‘La Gazzetta dello Sport’: “Vito Taccone veniva dalla campagna e dalla montagna, abitava con contadini e pastori, era stato elettricista e telefonista, conviveva con industriali e carcerati. Brigante o mercante, profeta o anacoreta, anarchico o autarchico, campione o corsaro. Comunque furioso. Sapeva tutto, conosceva tutto, parlava di tutto. Era fuoco: falò, incendio, inferno. Ricevuto da Giovanni XXIII, gli dette del tu: ‘Caro Papa, per quale corridore fai il tifo?’”.