Il “Piano di difesa della costa dall’erosione, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dagli inquinamenti”, denominato in breve, Piano di Difesa della Costa (PDC), approvato, nello scorso mese di agosto, dalla Giunta regionale, è stato presentato, questa mattina, a Torino Di Sangro, nella sala convegni di un hotel del piccolo centro rivierasco, dal presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, affiancato dal Sottosegretario con delega alle Infrastrutture, Umberto D’Annuntiis, dagli assessori Nicola Campitelli e Mauro Febbo e dal presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri. Si tratta di uno strumento essenziale per gli interventi di gestione della fascia costiera che aggiorna il piano “Gestione integrata dell’area costiera. Piano organico per il rischio delle aree vulnerabili.
Fattibilità di interventi di difesa e di gestione della fascia litoranea su scala regionale”, approvato nel 2002. Il Piano di difesa della costa dall’erosione, per il quale si prevedono investimenti per circa 146 milioni di euro, definisce il quadro programmatorio ed attuativo, sia per l’attivazione e la disposizione delle risorse economiche sia per la successiva autorizzazione e la realizzazione degli interventi. La finalità è la gestione del rischio della fascia costiera abruzzese, attraverso l’analisi previsiva degli eventi potenzialmente pericolosi e la pianificazione degli interventi necessari per delimitarne e contrastarne gli effetti già determinati.
Il “Piano di Difesa della Costa dall’erosione, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dagli inquinamenti”, considera propri principi di riferimento al fine di garantire il corretto ed equilibrato approccio tra la tutela dei valori, intesi sia come sistema naturale (aree protette, biodiversità, paesaggio ecc.) che come sistema antropico insediativo (infrastrutturale, economico e culturale), e lo sviluppo socioeconomico. “L’obiettivo principale – ha dichiarato Marsilio – è adesso quello di trasformare il Piano in legge attraverso il necessario passaggio in Consiglio regionale, una volta esaurito il termine per la presentazione delle osservazioni al Piano da parte dei portatori di interesse e dei cittadini. Scadenza prevista per il prossimo novembre, a sessanta giorni esattti dalla pubblicazione del PDC sul BURA, avvenuta l’11 settembre scorso.
Attorno a questo progetto di portata storica poichè, per la prima volta, consente di affrontare in maniera unitaria il problema dell’erosione della costa e non solo, – ha proseguito – emerge una soddisfazione di valenza trasversale che supera le appartenenze partitiche. Infatti, tutti i sindaci dei Comuni costieri abruzzesi, molti dei quali presenti qui a Torino di Sangro, hanno compreso l’importanza di lavorare insieme alla Regione per evitare che in futuro si sia ancora costretti a rincorrere le emergenze. Inoltre, – ha continuato il Presidente – devo sottolineare l’efficienza dimostrata dal Dipartimento delle Infrastrutture, diretto dall’ing. Emidio Primavera, che è riuscito a rispettare la tempistica consentendoci di presentarci di fronte al Governo con le carte in regola per accedere alle risorse che potrebbero arrivare dal Recovery Fund dal momento che con i fondi regionali non potremo mai realizzare le opere previste. Ritengo – ha concluso Marsilio – che, per gli interventi più urgenti, per i quali occorreranno non meno di 100 milioni di euro, l’allocazione più corretta delle risorse sia all’interno della nuova programmazione dei Fondi Sviluppo e Coesione e di quella 2021-27 dei fondi comunitari”. I principi cardine riconosciuti dal Piano, redatto dal Servizio Opere Marittime e Acque Marine del Dipartimento Infrastrutture della Regione, sono stati la precauzione, la sostenibilità ambientale, la sostenibilità economica e sociale, la condivisione ed il coinvolgimento.
Le conoscenze specialistiche ed analitiche, che stanno a riferimento della proposta di Piano, sono state elaborate nell’ambito del Progetto di Ricerca An.Co.Ra (Analisi di rischio della fascia costiera della regione Abruzzo) realizzato dalla Regione con l’Università dell’Aquila ed il Laboratorio di Ingegneria Ambientale Marittima. Nelle analisi effettuate si è verificato che circa il 21% dell’intero litorale risulta in arretramento (con circa il 3% dell’intero litorale in forte arretramento), il 25% è sostanzialmente stabile, e circa il 54% è in avanzamento. Tra i tratti di litorale stabili, quelli caratterizzati da un rateo medio di arretramento rappresentano circa il 10%. Ne deriva che l’estensione totale dei tratti con rateo negativo (cioè con tendenza all’arretramento nel periodo 1997-2018 e comprendendo i tratti con arretramento molto limitato) raggiunge circa il 31%. Limitando l’analisi ai soli litorali bassi e sabbiosi (che coprono un’estensione di circa 99 km, pari a circa l’80% dell’intera estensione regionale), si può affermare che circa il 23% dei litorali bassi e sabbiosi mostrano una tendenza all’arretramento, circa il 28% sono in sostanziale stabilità, circa il 49% mostra una tendenza all’avanzamento.
Il sistema regionale delle opere di difesa, barriere longitudinali e trasversali, emerse e sommerse conta 647 elementi censiti, di questi 538 sono barriere longitudinali mentre 109 sono opere trasversali. Le barriere longitudinali sono sommerse per il 21%, emerse per il 70% e a costituire radenti per il 9%. Le barriere trasversali sono strutture sommerse per il 34%. Lo stato di conservazione ed efficienza delle opere risulta per il 71% ottimo/buono, per il 20% sufficiente e per il 19% scarso. Il Piano vigente, nei 17 anni dal 2003 al 2020, ha realizzato o è intervenuto con modifiche e manutenzioni in circa il 26% del patrimonio infrastrutturale di difesa. Il piano nella sua proposta ha due esiti di conformazione del territorio. Il primo è di assegnare a tutta la costa abruzzese un regime di piano che, definendone il grado preliminare di trasformabilità definisce i possibili interventi che i vari soggetti possono proporre a successiva progettazione, valutazione e autorizzazione. Sui tratti di litorale abruzzese in cui l’analisi di multicriterio di rischio ha individuato delle criticità localizzate il PDC formula scenari d’intervento che rappresentano schede di fattibilità descrivendo gli schemi strutturali previsti e definendone i costi. Vengono pianificati dal piano interventi per contenere le azioni erosive utilizzano anche tecniche innovative e sostenibili.
E’ il caso della introduzione della spiaggia di alimentazione ad Alba Adriatica Nord, dell’intervento ai margini dell’Area Marina Protetta a nord del Calvano a Pineto. Tali soluzioni permettono l’alimentazione artificiale della costa, surrogando la mancanza di trasporto fluviale, non producendo effetti erosivi indotti e determinando l’arresto delle migrazioni dei fenomeni erosivi ai litorali adiacenti. Si interviene con trasformazioni delle strutture di difesa non idonee anche al fine della tutela dei valori naturalistici sottoposti all’azione meteomarina, (Roseto degli Abruzzi Riserva del Borsacchio) Sono disposti interventi anche a beneficio della qualità delle acque di balneazione (Pescara e San Vito) e di trasformazione mirata al miglioramento della capacità difensiva delle opere e della riqualificazione paesaggistica (Montesilvano, Francavilla al Mare, Cologna spiaggia, Casalbordino, Fossacesia).
Il “Piano di difesa della costa dall’erosione, dagli effetti dei cambiamenti climatici e dagli inquinamenti” stima complessivamente, nell’orizzonte temporale attuativo al 2040, in complessivi 146 milioni di euro le risorse da reperire e programmare per gli scenari d’intervento individuati, sui riferimenti delle unità fisiografiche di gestione, per la costa abruzzese. Volendo fornire indicazione circa la disponibilità temporale delle risorse necessarie al PDC si riporta con indicazione programmatica distinta per i quattro periodi di attuazione, dal 2020 al 2040. Per il periodo 2020-2025, 102,7 milioni di euro, per il periodo 2025-2030, 6,6 milioni, per il periodo, 2030-2035, 16,3 milioni e per il periodo 2035-2040, 8,5 milioni.