Il ministro della Salute, Roberto Speranza, è intervenuto, il 24 febbraio scorso, in Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera, per rendere comunicazioni sulle ulteriori misure per fronteggiare l’emergenza COVID-19.
Speranza ha sottolineato: “Siamo all’ultimo miglio, ad un passaggio delicato e decisivo per vincere, finalmente, questa lunga e difficile battaglia che stiamo conducendo da mesi. Adesso, ancor più che in altre fasi dell’emergenza, serve uno sforzo unitario e una leale collaborazione, a Roma come in tutte le Regioni”.
“Per battere la pandemia – ha continuato il Ministro – l’arma in più, quella determinante, è la collaborazione attiva di ogni persona; è una consapevolezza diffusa delle nostre comunità di osservare tutte le buone pratiche per tutelare la sicurezza individuale e collettiva e i provvedimenti adottati”.
Il Ministro ha poi voluto rivolgere al Paese un messaggio di fiducia: “Argineremo il virus, grazie alla scienza e grazie al lavoro quotidiano del nostro personale sanitario, che non smetteremo mai di ringraziare per il lavoro instancabile che svolge ogni giorno”. “Il Covid-19, con il progressivo aumento delle consegne dei vaccini, è destinato ad essere arginato. Non è una frase retorica, priva di fondamento, continuare ad affermare che, finalmente, vediamo la luce in fondo al tunnel”.
Il Ministro ha anche evidenziato che, nell’attuale situazione epidemiologica, “non possiamo assolutamente abbassare la guardia. Non ci sono oggi le condizioni epidemiologiche per allentare le misure di contrasto alla pandemia. Quello che esprimo è una valutazione condivisa, supportata dai nostri scienziati, dall’Istituto superiore di sanità, dal Consiglio superiore di sanità e dal nostro Comitato tecnico scientifico.”
Di seguito una sintesi dell’intervento del ministro.
I dati della pandemia
“I dati – ha detto Speranza – come sempre, sono più chiari e precisi delle parole. In Europa, ci avviciniamo alla soglia di un contagiato ogni 10 abitanti e siamo ad un deceduto ogni 530 abitanti. Un contagiato ogni 10 abitanti credo sia un dato che esprime da solo la forza e la pericolosità di questo virus che stiamo combattendo. Nel mondo, siamo a 112 milioni di casi confermati dall’inizio della pandemia e a 2,5 milioni di persone che hanno perso la vita.”
E per quanto riguarda l’Italia il ministro ha ricordato: “Il 20 marzo nella giornata più drammatica della prima ondata, avevamo registrato 6.237 casi, con una capacità di fare tamponi allora molto ridotta. Dopo il lockdown, a luglio, la media giornaliera era scesa a 237 casi al giorno. In estate, dopo l’allentamento delle misure e alcune riaperture, siamo passati dai 778 casi di luglio ai 1.600 di agosto ai circa 10.000 casi di media a settembre. A ottobre, poi, siamo arrivati a 183.000 casi a settimana. Poi, ancora un rafforzamento delle misure, grazie alle tre fasce, ci ha consentito di superare quelle difficoltà e abbiamo affrontato positivamente le festività natalizie. Nella indiscutibile chiarezza di questi numeri c’è la ragione di fondo che ci spinge a essere particolarmente prudenti, tanto più in questa fase in cui si diffondono varianti pericolose e contagiose.”