L’ERSI, l’Ente Regionale per il Servizio Idrico Integrato in Abruzzo, con quattro decreti del Presidente ha approvato i Documenti Preliminari di avvio alla Progettazione relativi all’intervento strategico PSRA/36, ricompreso nel Masterplan per l’Abruzzo, Patto per il Sud.
Per l’adeguamento e l’ampliamento dell’impianto d depurazione di Avezzano, sono stati stanziati 5.265.000 di euro.
Il cofinanziamento per il singolo intervento è assicurato dai competenti soggetti Gestori del Servizio Idrico Integrato, con oneri a carico della Tariffa. Il Servizio Pianificazione di ERSI, in data 12 aprile, ha pubblicato la procedura aperta per l’affidamento dei servizi di progettazione di fattibilità tecnica ed economica per i lavori di adeguamento delle infrastrutture del servizio di depurazione.
Le offerte possono essere presentate fino al 6 maggio 2021. E i tempi di esecuzione sono stati stabiliti in 70 giorni.
«L’importo totale del finanziamento è di oltre 15.000.000 di euro – spiega il presidente dell’ERSI, Nunzio Merolli – Gli interventi prevedono il revamping e l’adeguamento degli impianti di depurazione di Sulmona, Ortona a M. e Gissi, mentre per Avezzano oltre al revamping è previsto il potenziamento a circa 75.000 abitanti equivalenti. In particolare – aggiunge Merolli – per gli impianti di Sulmona e Avezzano si prevede l’innovazione del trattamento dei fanghi in economia circolare “Bioessiccamento”. Il processo consente di eliminare il più possibile la parte liquida, riducendone drasticamente il volume e quindi i costi di trasporto e smaltimento in discarica. Un evidente beneficio per l’ambiente, perché riduce i mezzi pesanti in circolazione, e per i cittadini, perché diminuire i costi genera positive ricadute sulle bollette».
I fanghi di depurazione, infatti, rappresentano uno dei grandi temi al centro della gestione sostenibile del sistema idrico integrato: da una parte costituiscono un’importante risorsa in termini di economia circolare perché sono una fonte di estrazione di materiali come cellulosa, biogas e biometano, eco-fertilizzanti, fosforo e azoto, da reimpiegare nei settori industriali più avanzati e in agricoltura; dall’altra costituiscono un ingente costo in termini di smaltimento, che viene per lo più effettuato in discarica fuori regione.
A differenza di un tradizionale essiccatore, il bioessiccatore non utilizza fonti di calore esterno se non nella fase di avviamento iniziale e di asciugatura finale, sfruttando invece il naturale processo di riscaldamento innescato dalla biomassa batterica presente nei fanghi. Il calore prodotto dalla fermentazione dei batteri fa evaporare l’acqua contenuta nel fango, riducendo il volume fino al 70%.
Questo moderno e tecnologico sistema di bioessicamento dei fanghi prodotti dal ciclo di depurazione, ideato da un team di giovani ingegneri italiani, è stato già avviato da Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano.