Sono cresciuti i nuovi poveri, presi in carico per la prima volta da parrocchie e centri di ascolto.
Sono ormai oltre 453 mila, il 60% dei quali italiani e il 53,8% donne.
La faccia nascosta della nuova povertà italiana causata dal Covid viene fotografata dal quarto monitoraggio della Caritas italiana.
I dati del rilevamento mostrano inoltre che una persona su quattro (per la precisione 132.717) di quelle presentatesi alla rete Caritas era sconosciuta e si è impoverita proprio da settembre 2020 a marzo 2021.
Il direttore della Caritas Italiana, Francesco Soddu, ai microfoni di Info Media News, si dice “preoccupato soprattutto per i giovani, che rappresentano il futuro e la forza del nostro Paese”
Chi sono i nuovi poveri? Quelli che vivevano già in equilibri fragili.
Le persone più frequentemente aiutate dal 61% delle Caritas avevano soprattutto impieghi irregolari fermi causa Covid-19, la metà ha aiutato lavoratori precari o saltuari privi di ammortizzatori sociali e il 40% autonomi e stagionali in attesa delle misure di sostegno.
Oltre un terzo erano dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria e in deroga.
In generale, quasi tutte le diocesi segnalano la prevalenza di povertà e bisogni legate al precariato lavorativo femminile e al precariato e alla disoccupazione giovanile, quindi le difficoltà abitative, segnalate dall’84% degli interpellati, e la povertà educativa con l’aumento dei casi di abbandono e ritardo scolastico e le difficoltà a seguire le lezioni rilevati in un preoccupante 80,5% dei territori italiani.
Quindi il disagio psico-sociale dei giovani (sempre nell’80% delle comunità diocesane rilevate) cui va affiancato l’aumento di quello degli anziani e delle donne (entrambi indicati dal 77% delle Caritas), la povertà minorile (segnala dal 66%), quella sanitaria con la rinuncia o il rinvio delle cure non legate al Covid (66,8%) e la drammatica crescita delle violenze domestiche (segnalate dalla metà delle Caritas).
I settori economici maggiormente colpiti, secondo il monitoraggio, sono stati la ristorazione, segnalata dal 94% delle Caritas diocesane e quello turistico- alberghiero da tre diocesi su quattro.