Oggi al carcere di Sulmona dal punto di vista pandemico possiamo dirci un po’ meno pressati e sicuramente più protetti. Lo dico non solo per l’avvenuto completamento dell’opera vaccinale che ha visto proprio nella giornata di oggi che sarebbe coincisa con la festa del Corpo di polizia penitenziaria se si fosse tenuta) il suo perfezionamento attraverso l’inoculazione della doppia dose a tutti gli attori carcerari siano essi poliziotti e personale del comparto Funzioni Centrali che detenuti ma anche in virtù dell’attenzione che in carcere viene comunque mantenuta molto alta attraverso l’utilizzo costante di mascherine, gel sanificante e continuo tracciamento a mezzo di tamponi molecolari effettuati su base mensile e, diverse volte, anche al bisogno così come capita quando si effettuano particolari servizi che prevedono l’accesso in luoghi particolari quali ospedali, aule di tribunale, etc.
È quanto scrive in una nota Mauro Nardella, segretario generale territoriale UIL PA polizia penitenziaria.
Insomma è stata davvero dura ma ne è valsa veramente la pena – aggiunge – Ora il vero virus che a tutti noi fa paura è rappresentato dalla mancanza di uomini. Per questo “morbo” però, e purtroppo oserei dire, non c’è un vaccino in grado di combatterlo che sia frutto di geniali intuizioni da laboratorio ma solo una umana decisione che attraverso atti governativi e politici in generale riescano ad invertire la rotta.
Se così continuerà ad essere potremmo pure dirci relativamente protetti dal Covid ma non che si possa affermare che si vivrà meglio da un punto di vista lavorativo visto che non è improbabile ipotizzare che presto assisteremo alla “morte” del diritto attraverso il venir meno del lavorar sano se non arriverà nuovo personale.