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Gino Strada, riaperta camera ardente

Le sue ceneri a 'casa Emergency'

In una Milano svuotata dal caldo d’agosto, alle 10 di questa mattina, erano già diverse centinaia le persone in coda per dare l’ultimo saluto a Gino Strada, le cui ceneri sono esposte nella camera ardente allestita a ‘Casa Emergency’, in via Santa Croce, zona Ticinese. Dopo gli oltre tremila visitatori di ieri, infatti, non si affievolisce l’affetto nei confronti del medico chirurgo, anzi aumenta, con il lungo serpentone che si allunga addirittura fino al vicino parco delle Basiliche di piazza Vetra.

Quella odierna è la seconda giornata di apertura della camera ardente dedicata a Gino Strada, la quale rimarrà a disposizione dei visitatori fino alle 22 di oggi e poi dalle 10 alle 14 di domani. Tra i primi a rendere omaggio al fondatore di Emergency questa mattina, il conduttore televisivo Fabio Fazio e il fondatore della Fondazione Exodus, don Antonio Mazzi.

Tra i primi ieri a rendergli omaggio, il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che al suo arrivo a ‘Casa Emergency’ ha spiegato: “Sono qui nella duplice veste di sindaco e di amico. Oggi con me ho tanti ricordi di momenti vissuti assieme”. “Di Gino apprezzavo quello che ha fatto, ma secondo me aveva una caratteristica particolare: conoscendo molta gente importante, che ha fatto cose, che ha avuto vite significative – ha aggiunto il primo cittadino di Milano -, lui non parlava mai al passato, non sentiva mai il bisogno di dire ‘ho fatto’, ‘ho detto’, ma guardava sempre avanti, guardava al futuro e in questo era veramente straordinario e unico”.

Accanto al grande striscione con la scritta “Ciao Gino”, Rossella Miccio, presidente della onlus, ha detto ieri ai giornalisti ha raccontato cosa rappresentava il fondatore dell’associazione morto il 13 agosto improvvisamente in Francia. “C’era la consapevolezza che Gino fosse un faro nella nebbia per tantissime persone, avendo avuto il privilegio di lavorarci e di viverci vicino in giro per il mondo per 21 anni, ma – ha osservato – che ci fosse un affetto così profondo, che così tante persone da tutte le latitudini, dal Sudan alla Sierra Leone, malati, pazienti, staff, autorità, gli anziani dei villaggi, si sentissero toccate da quello che ha fatto Gino e dal lavoro di Emergency non me l’aspettavo”.

“Gino – ha aggiunto – ha saputo creare una comunità di persone legate da principi e valori forti che vanno al di là delle barriere, dei colori della pelle e delle religioni. Credo che questo sia davvero il messaggio forte che ci lascia e che ci impegniamo a portare avanti”.

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