La carenza idrica del 2021 in Abruzzo dipende in realtà da un effetto combinato del riscaldamento globale, che sta di anno in anno prosciugando i fiumi, e della dispersione d’acqua – si parla del 55,6% riferito al 2018 – causata da una rete colabrodo cui non si è provveduto nell’ultimo trentennio.
A sostenerlo è il professore associato di fisica dell’atmosfera e climatologia presso l’Università ‘D’Annunzio’ di Chieti-Pescara, Piero Di Carlo.
“Il problema vero – sottolinea l’esperto all’Ansa Abruzzo – è che c’è bisogno di pianificazione e di interventi immediati poiché questi eventi saranno sempre più frequenti ed i periodi di crisi idrica saranno sempre più lunghi. Ad esempio progettare oggi la costruzione di un parco o di un giardino non può prescindere dalla considerazione di come si vuole garantire l’innaffiamento, magari con l’acqua della bonifica, non certo con quella potabile. Lo stesso dicasi ad esempio per l’acqua per lavarsi i piedi negli stabilimenti balneari. Sono tutte cose che vanno studiate preventivamente o implementate successivamente, ma vanno realizzate. Allo stesso tempo bisogna recuperare l’acqua piovana e riciclare l’acqua per usi non alimentari, ad esempio per i servizi igienici. Poi, faccio un altro esempio, ormai non è più tollerabile che si possa irrigare il proprio giardino con l’acqua potabile: è una risorsa troppo preziosa”.
“Di anno in anno – spiega – le portate dei fiumi abruzzesi diminuiscono con l’aumentare della temperatura causata dal riscaldamento globale, mentre la dispersione continua a viaggiare oltre il 50% nella rete normale e oltre l’80% per quanto riguarda la rete di bonifica. La crisi idrica è il frutto di una serie di problemi decennali, ventennali, trentennali: adesso i nodi vengono al pettine e si deve intervenire, anche usando parte del PNRR per l’efficientamento idrico delle nostre città, degli edifici pubblici e delle nostre case”.