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Gimbe: in Abruzzo ricoveri sotto soglia di allarme

Monitoraggio settimanale della Fondazione: Dal 27 ottobre al 9 novembre si rileva un'incidenza di 111 casi positivi per centomila abitanti. Il tasso di copertura vaccinale della dose aggiuntiva in Abruzzo è pari al 37,5%

Continua a salire la curva epidemiologica in tutt’Italia, l’Abruzzo nella settimana dal 3 al 9 novembre ha registrato un incremento percentuale dei casi totali di contagio da Covid dell’1%. Dal 27 ottobre al 9 novembre, poi, si rileva un’incidenza di 111 casi positivi per centomila abitanti. Sul fronte vaccinale si prosegue per il completamento della campagna primaria e si cerca di accelerare sulle terze dosi.

Il tasso di copertura vaccinale della dose aggiuntiva in Abruzzo è pari al 37,5% della platea considerata vaccinabile in questa fase (dato al di sotto della media nazionale, pari al 43,1%), mentre per la dose “booster” risulta coperto il 35,8% degli abruzzesi (la media nazionale è del 39,5%).

A fornire il quadro è il nuovo monitoraggio della Fondazione Gimbe.

Nonostante l’impennata dei nuovi casi, reggono le strutture sanitarie: al 9 novembre il tasso di occupazione dei posti letto Covid in terapia intensiva è pari al 4%, mentre per l’area medica è del 6%, numeri che permettono di fatto all’Abruzzo di restare in zona bianca. In base ai parametri in vigore, per il passaggio in zona gialla bisogna superare la soglia fissata al 10% per le terapie intensive e al 15% per le ospedalizzazioni. Contestualmente l’incidenza per centomila abitanti deve superare i 50 contagi settimanali.

“Per la terza settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si conferma a livello nazionale un incremento dei nuovi casi settimanali (+37,7%) come documenta anche la media mobile a 7 giorni, più che raddoppiata in meno di un mese passando da 2.456 il 15 ottobre a 5.870 il 9 novembre”.

Nelle ultime tre settimane l’aumento della circolazione virale è ben documentata dall’incremento sia del rapporto positivi/persone testate (da 3,6% a 9,9%), sia del rapporto positivi/tamponi molecolari (da 2,4% a 4,7%). In tutte le Regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi, con variazioni che vanno dal 12,7% della Regione Toscana al 75,3% della Provincia Autonoma di Bolzano. 66 Province hanno un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti: in Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Veneto tutte le Province superano tale soglia. In 3 Province si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Trieste (479), Bolzano (260) e Gorizia (221).

“Numeri – commenta il Presidente – che dovrebbero indurre gli amministratori locali a considerare restrizioni su base comunale o provinciale, per evitare che la diffusione del contagio trascini l’intera Regione in zona gialla“.

“Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – si registra un ulteriore incremento dei posti letto occupati da pazienti COVID: rispetto alla settimana precedente +14,8% in area medica e +9,4% in terapia intensiva”.

In termini assoluti, il numero di pazienti Covid in area medica è passato da 2.371 del 16 ottobre a 3.436 del 9 novembre 2021 e quello nelle terapie intensive da 338 del 25 ottobre a 421 del 9 novembre 2021. A livello nazionale il tasso di occupazione rimane molto basso (6% in area medica e 5% in terapia intensiva), ma con notevoli differenze regionali. In particolare, nessuna Regione supera la soglia del 15% per l’area medica, mentre Friuli-Venezia Giulia (11%) e Marche (11%) superano quella del 10% per l’area critica.

Tali valori, a breve termine, non comportano il rischio di passare in zona gialla che, oltre all’incidenza settimanale superiore ai 50 casi per 100.000 abitanti, richiede contestualmente il superamento della soglia di occupazione del 15% in area medica e del 10% in terapia intensiva.

“Aumentano – puntualizza Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione Gimbe – gli ingressi giornalieri in terapia intensiva: la media mobile a 7 giorni passa da 26 ingressi/die della settimana precedente a 34″.

L’efficacia del vaccino sulla malattia grave si conferma molto elevata e l’incidenza di diagnosi, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi è nettamente inferiore nelle persone vaccinate con ciclo completo, in tutte le fasce di età, rispetto ai non vaccinati.

Tuttavia, in particolare negli over 60, l’efficacia nei confronti della malattia grave è in lieve ma progressiva diminuzione, soprattutto da quando la variante delta è diventata prevalente. Secondo l’ultimo report della Sorveglianza integrata COVID-19 dell’Istituto Superiore di Sanità, per il ricovero in terapia intensiva l’efficacia nel periodo 5 luglio-31 ottobre si attesta al 90% negli over 80 e al 94,8% nella fascia 60-79 anni, mentre per i ricoveri in area medica all’88,8% negli over 80 e al 91,5% nella fascia 60-79 anni.

“Nel ribadire l’inutilità di dosare gli anticorpi circolanti per il processo decisionale vaccinale – commenta Cartabellotta – questi dati confermano le indicazioni alla dose booster per le categorie a rischio identificate dal Ministero della Salute e la necessità di accelerarne la somministrazione”.

“Con l’aumento della circolazione virale che si riflette sulle ospedalizzazioni, il progressivo calo dell’efficacia vaccinale e l’esiguo aumento dei nuovi vaccinati – conclude Cartabellotta – l’accelerazione sul fronte delle terze dosi è una strategia fondamentale per contenere la quarta ondata. Da questo punto di vista iniziano a preoccupare sia le mancate consegne di vaccini da 4 settimane senza informazioni ufficiali sul piano delle forniture, sia alcune criticità che ostacolano il monitoraggio delle performance delle Regioni, che di fatto vanno in ordine sparso. Innanzitutto, la platea vaccinabile con la terza dose non è stata ancora ufficialmente estesa agli under 60 che hanno ricevuto il vaccino Johnson&Johnson. In secondo luogo la platea per la dose booster non viene costantemente aggiornata con il numero di persone che progressivamente raggiungono i 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, con conseguente sovrastima delle performance regionali. Infine, non è disponibile alcun dettaglio delle categorie dei vaccinati con dose booster (operatori sanitari, ospiti RSA, over 60 e persone fragili), rendendo di fatto impossibile identificare eventuali criticità regionali”.

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