Un film ‘marsicano’ su chi inventò la rock band abituata a suonare, con la chitarra, la verità. Il suo nome è ‘Eclipse’ e non si tratta affatto della versione più romanzata e forse più territorialmente concepita dello show cupo, tipico dei vampiri che amano le donne mortali. No ed ancora no. ‘Eclipse’ è l’altra strada, è l’altro ciglio dell’asfalto, è l’altra idea brillante che, di giorno, davvero non arriva mai. «Con il cortometraggio ‘Eclipse’, – specifica l’ideatore Claudio Orlandi, di appena 23 anni – ho voluto raccontare un aspetto particolare di Syd Barrett, storico fondatore dei Pink Floyd. Anzi: ho voluto narrare uno degli aspetti più oscuri e problematici della sua personalità, tralasciando volutamente tutte le altre sfaccettature che caratterizzano questa figura ampia ed acrobatica. In un corto girato in pochi minuti, ho raccontato la mia idea personale di Syd: un giorno, forse, riaprirò di nuovo questo capitolo della mia vita creativa per raccontare un nuovo pezzo della sua storia». È di Capistrello la mini-biografia video di uno dei giganti più controversi e dissoluti, ma assolutamente risoluti, della storia della musica contemporanea che, a suo tempo, partorì un’idea artistica e musicale vergine, ma, allo stesso tempo, sposa di tutti i microfoni e di tutte le chitarre più rock ed indipendenti. Allontanarsi per un secondo dall’ovvio, da questo tarlo umano che inceppa le fantasticherie sovrumane: questo, in fondo, ha fatto Claudio Orlandi, che ha deciso di prestare il suo volto, la sua mente ed il suo corpo ad un ipotetico Syd fino ad ora presumibilmente mai conosciuto.
In fondo, le occhiaie della musica dei Pink Floyd hanno sempre dato agli altri per non avere indietro mai. Hanno sempre dato, cioè, per riuscire a far chiudere, anche se solo per un momento, gli occhi al mondo, in modo da proiettarlo in un universo parallelo di riflessione con sé stesso e con il proprio cuore dimenticato. Oggi, invece, un marsicano ha deciso di ridare loro qualcosa, in termini di creatività e di originalità. Da Capistrello, partirà, quindi, alla volta di Cambridge il cortometraggio ‘Eclipse’ proprio per lustrare le scarpe di un sogno diverso e per essere proiettato, il 27 ottobre prossimo, durante il Festival commemorativo ‘Syd Barrett – A Celebration’. L’opera di Claudio Orlandi ha suscitato scalpore ed interesse oltremanica. «Il desiderio di realizzare un’opera video sulla vita di Barrett – spiega Claudio – risale a molti anni fa. Si tratta di un’idea che mi ha accompagnato per molto tempo, ma che non ho mai pensato di trasformare in un film. Dopo molti anni, quando avevo già iniziato gli studi alla Facoltà di Psicologia, ho deciso di riprendere in mano questo progetto per trasformarlo in un cortometraggio muto vero e proprio». Ecco, la straordinarietà del fatto, in questo caso, risiede proprio nella capacità di non lasciarsi indietro, sulla strada percorsa, gioie non finite e dolori non rielaborati. Claudio è andato avanti, ha masticato il tabacco del progetto ed, alla fine, come nelle più classiche delle avventure, lo ha sputato fuori, come si fa con un sorriso. Questa figura luminescente, ma corredata anche da un corollario di crepe di sensazioni diverse, ha affascinato il ragazzo di Capistrello in quanto «quella di Syd – spiega – è certamente una delle figure più importanti e più controverse nella storia della musica contemporanea. Dopo due splendidi album avuti con i Pink Floyd (da lui fondati a 19 anni) e qualche altra incisione da solista, decise di ritirarsi a vita privata, trascorrendo gli ultimi 36 anni della sua vita in perfetta solitudine, dedicandosi più che altro alla pittura e al giardinaggio. La sua eredità musicale, tuttavia, fu enorme. Nonostante il suo silenzio e la sua lontananza dalle scene, quindi, Syd – spiega ancora Claudio – ha influenzato la discografia della band. La sua storia è stata raccontata ed omaggiata parzialmente in ‘The Dark Side of the Moon’, in ‘The Wall’ e soprattutto in ‘Wish You Were Here’, l’album che i Pink Floyd gli dedicarono a 7 anni dal giorno dell’abbandono del gruppo».
Ma, quello impersonato e descritto da Claudio, più che un Syd Barrett vero e proprio, è una rielaborazione della sua figura. Con l’aiuto musicale delle colonne sonore del film, composte, interpretate e registrate esclusivamente da Alessandro Rivolta, avezzanese di 25 anni, e le riprese realizzate da Giulia Stirpe, 22enne sempre di Avezzano, che si è occupata anche della fotografia, il corto dimostra già di essere padrone di una scena tutta sua e graffiata con le unghie. «La scorsa estate – racconta – sono stato contattato da Goran Nystrom, leader della band svedese ‘Men on the Border’, interessato proprio ad utilizzare alcune immagini di ‘Eclipse’ per il videoclip di ‘Dominoes’, cover di una delle ultime canzoni partorite da Barrett. A quel punto, ho montato una nuova e più breve versione del film, che verrà proiettata a Cambridge durante il festival commemorativo in memoria di Syd. In quell’occasione, i ‘Men on the Border’ eseguiranno dal vivo il brano, accompagnati dalle immagini del mio ‘Eclipse’».
«Per quanto riguarda la costruzione del set – racconta, infine, – e delle inquadrature e per la scelta ultima dei costumi, mi sono basato principalmente su una raccolta di oltre cento foto e video e sulla ricostruzione che Watkinson e Peterson fanno di lui nella biografia ‘Crazy Diamond: Il viaggio psichedelico di Syd Barrett’, nonché sul cortometraggio amatoriale dal titolo di ‘Syd Barrett’s First Trip’, di Nigel Gordon». Syd, infatti, è stato sinonimo di tante spine e di tante rose. «La droga riveste un ruolo importante nella vita di Barrett; il protagonista di ‘Eclipse’ , infatti, la utilizza per entrare in contatto con la propria parte inconscia, una stanza che, con il proseguo della trama, si restringe e si riempie di ricordi, di fotografie, ma anche di fantasmi. La protagonista femminile, invece, musa di storie e di relazioni violente, è interpretata da Simona Di Profio, giovane ragazza di Avezzano». La canzone che accompagna lo scorrere delle immagini e dei titoli di coda è ‘Jugband Blues’, proprio l’ultima scritta per i Pink Floyd e considerata un po’ il testamento spirituale e musicale di Syd. È facile fare a pugni con una realtà che non si digerisce. Più difficile è l’operazione chirurgica di estrapolare e portar via da quella stessa realtà, una storia sofisticata, che racconta e che non congela gli animi. E Claudio, in fondo, ha fatto proprio questo. Syd Barrett è morto il 7 luglio del 2006, ufficialmente per complicazioni dovute al diabete. «Nella trasposizione filmica, quando sembra che il protagonista sia riuscito finalmente ad evadere dalla sua prigione-visione, per risvegliarsi in un candido prato verde, proprio allora si rende conto, invece, che i fantasmi della sua vita continuano ad esistere e che il sogno non è ancora finito». Dimenticarsi di Syd Barrett per essere Syd Barrett: il corto della Marsica compierà un viaggio della fiducia. Le belle idee sanno ancora sconfiggere le gabbie della paura.