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La burocrazia “soffoca” i Comuni abruzzesi

L’analisi è stata realizzata dall’Ufficio studi della Cgia

La burocrazia “soffoca” anche i Comuni, soprattutto quelli di piccolissima dimensione.

Tuttavia, a pagare il conto più salato sono i cittadini che devono sostenere un costo aggiuntivo pro capite pari a 251 euro all’anno, che, in termini complessivi, sfiora i 14,5 miliardi di euro.

Infatti, per poter ottemperare agli adempimenti richiesti dal legislatore e alle disposizioni/procedure fissate dai ministeri, è necessario utilizzare molto personale e impegnare tanto tempo che, invece, potrebbero essere investiti più proficuamente per erogare ulteriori servizi, in particolar modo a cittadini e imprese.

L’analisi è stata realizzata dall’Ufficio studi della Cgia per conto dell’Asmel (Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali).

La burocrazia comunale pesa soprattutto al Sud. Nel dettaglio in Abruzzo l’incidenza delle spese per servizi generali, amministrazione e gestione su spesa corrente totale è del 28,7%, pari a 328 milioni di euro.

L’analisi è basata sull’osservazione dei dati riferiti alla missione “numero 1” dei bilanci comunali che, con buona approssimazione, misurano le spese di funzionamento della macchina amministrativa, rapportando tale aggregato alla spesa corrente totale in capo a ciascun Comune; il risultato individua la quota di risorse assorbite annualmente dalla burocrazia.

Un elevato valore di questo aggregato non necessariamente corrisponde a una gestione inefficiente delle risorse o, peggio ancora, a sprechi e a sperperi, perché queste voci includono anche servizi di carattere prettamente istituzionale, che hanno costi e dimensioni occupazionali spesso non ulteriormente “comprimibili”.

Sebbene negli ultimi anni l’incidenza delle spese nel 2020 (ultimo anno in cui i dati sono disponibili), si è attestata al 27% (-1,1% rispetto al 2016).

Le amministrazioni comunali più piccole (fino a 5.000 abitanti) registrano il costo più elevato (344 euro pro capite); seguono i municipi con oltre 60 mila abitanti (259 euro) e quelli con classi demografiche intermedie (238 euro per i Comuni tra i 5 e i 10 mila abitanti, 212 fra i 10 e i 20 mila e 208 fra i 20 e i 60 mila).

A livello territoriale, a soffrire maggiormente il peso dell’oppressione burocratica sono le realtà amministrative ubicate nelle regioni del Mezzogiorno: Basilicata con il 34,6% (152 milioni annui), Molise con il 34,5% (93 milioni), Sicilia con il 33% (973 milioni) e Calabria con il 32,8% (513 milioni).

La minore incidenza è in Puglia con 24,7% (738 milioni), Lombardia con il 24% (2,1 miliardi) e il Lazio con il 22,6% (1,5 miliardi).

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