Ci sono stereotipi pericolosi sia nelle immagini che nelle parole, che invece di combattere la violenza maschile contro le donne e la violenza di genere, la riproducono.
Possono essere ‘in buona fede’, persino contenuti in campagne contro la violenza come le tante che vediamo per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne il 25 novembre.
L’agenzia di marketing e comunicazione di Bologna, Comunicattive, un’impresa femminista da sempre impegnata sul tema del genere ha ideato una piccola guida per fare qualche esempio:
1) La violenza non è amore. È sbagliato associare la violenza all’amore attraverso l’uso del cuore o di simboli e immagini che rimandano all’idea della coppia felice.
2) Spesso si pensa che l’effetto shock sia efficace per ottenere un cambiamento invece lividi e ferite su volti e corpi sono fuorvianti e impediscono di riconoscersi perché la violenza non è solo fisica.
3) Il sangue in particolare ricorre spesso. L’impronta della mano insanguinata è un clichè lontano dall’esperienza concreta di chi subisce violenza
4) Esiste un altro simbolo ricorrente nelle comunicazioni sulla violenza. La bocca tappata, cucita, cancellata: è una paradossale colpevolizzazione di chi non denuncia.
5) Anche i simboli femministi sono stati trasformati in stereotipi. Un paio di scarpe rosse col tacco sono uno stereotipo, centinaia di scarpe rosse usate e tutte diverse no (come nell’opera famosa che ha dato origine all’immagine, Zapatos Rojos di Evelina Chauvet, ora anche titolo di un film di Carlos Eichelmann Kaiser).
6) E la rappresentazione degli uomini che fanno violenza? Mostri, uomini primitivi o difensori di morale sono stereotipi che sottraggono agli uomini scelta, responsabilità e possibilità di cambiamento
Per un contributo reale alla lotta contro la violenza di genere, bisogna evitare questi stereotipi nella comunicazione giornalistica ma anche nei confronti quotidiani sul tema evitando spettacolarizzazioni, sensazionalismo. La comunicazione stereotipata sulla violenza di genere è parte del problema.