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Assoluzione Stati: “Giorno di festa per la democrazia”

Il coordinare regionale di Italia Viva commenta "l'assoluzione piena" di Ezio e Daniela Stati

“Oggi è un giorno di festa non solo per Ezio e Daniela, ma per la democrazia abruzzese ed italiana“. Così in una nota il coordinare regionale di Italia Viva, Camillo D’Alessandro, commenta l’assoluzione di padre e figlia.

A 12 anni dai provvedimenti di custodia cautelari, infatti, il Tribunale di Avezzano (L’Aquila) ha assolto “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di corruzione Daniela Stati, ex assessore regionale abruzzese alla Protezione civile della giunta di centrodestra guidata da Gianni Chiodi, suo padre Ezio, ex consigliere regionale di Forza Italia nei decenni scorsi esponente di spicco della Democrazia cristiana, e il suo ex marito Marco Buzzelli.

“Senza livore, senza tifo da fazioni, nel massimo rispetto per chi esercita l’azione penale tuttavia questa vicenda, conclusa con l’assoluzione piena, perchè il fatto non sussiste, obbliga la politica ed il legislatore a porsi delle domande e a dare delle risposte. L’azione penale è esercitata seconde le regole date, quindi assolutamente legittima, il punto è cambiare le regole – aggiunge – Quanto è discrezionale l’azione penale ancorché legittima ? Non è il caso di considerare la misura interdittiva fino al carcere, prima dei processi, come misura estrema, ultima, da assumere e non prassi perché la privazione della libertà è l’atto più invasivo che possa capitare alla vita di una persona? È giusto chiedersi se su una richiesta di arresto debba esprimersi un collegio e non una sola persona? Perché è in gioco libertà e dignità della persona. Quanto vale la democrazia soppiantata e schiantata dall’azione penale, prima dei processi? Perché non si possono affrontare questi argomenti senza essere considerati contro i magistrati?”.

“Del resto sono magistrati quelli che giudicano, in questo caso hanno giudicato un’assoluzione piena – conclude – Quanto è distante e insopportabile per la vita di una persona il momento delle accuse e la eco sula stampa, l’onta e il pubblico ludibrio che condanna a prescindere, la misura subita fino al carcere, rispetto alla decisione di merito? In questo caso 12 anni”.

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