Aumenta il rischio di stagnazione per l’economia italiana: a fine anno l’industria è in calo, le costruzioni hanno smesso di trainare, tengono solo i servizi.
L’inflazione ai livelli massimi e persistente frenerà i consumi, che finora sono stati sostenuti dall’extra-risparmio accumulato, mentre il rialzo dei tassi scoraggia gli investimenti e “zavorra” i bilanci delle imprese.
È quanto indica il Centro studi di Confindustria, evidenziando tra l’altro come a pesare siano l’incertezza sulle prospettive e il caro-energia, che potrebbe assorbire ulteriore extra-risparmio, riducendo l’impulso sui consumi e “accelerando” la stagnazione.
Il crollo dei consumi dal 2020, forzato dalle restrizioni anti-Covid, ha generato un aumento “senza precedenti” del risparmio delle famiglie. Tra il primo trimestre 2020 e il secondo trimestre 2022 si calcola un ammontare di extra-risparmio accumulato in Italia di circa 126 miliardi di euro (7% del Pil). E’ quanto stima il Centro studi di Confindustria, sottolineando che l’ammontare di tali risorse è in linea con la media dell’Eurozona (7,3%, 900 miliardi), ma inferiore rispetto a quanto registrato negli Usa, dove ha raggiunto il 12% del Pil, favorito anche da sostegni pandemici molto generosi.
Tuttavia le risorse che potranno alimentare i consumi sono, di fatto, molto minori e per tre motivi, spiega il Csc: sono distribuite in maniera diseguale, accumulate maggiormente dalle famiglie ad alto reddito; sono state in parte investite e sono erose dall’inflazione (+11,8% a novembre). Complessivamente, si stima una perdita di potere d’acquisto di circa 13 miliardi di euro rispetto al totale dell’extra-risparmio. Dunque, quanto ne resta per la spesa? Tenuto conto dei diversi fattori, la parte di extra-risparmio effettivamente spendibile, indica il Csc, è stimabile in circa 13 miliardi (poco più del 10%).