Negozi in affanno, stretti tra il calo dei consumi e il boom delle vendite online.
Piccoli esercizi commerciali che faticano a reggere la competizione con l’e-commerce, in molti casi imprese familiari contro big del web in una sfida impari che rischia tra quest’anno e il 2027 di far abbassare circa 60 mila saracinesche, con 100 mila posti di lavoro perduti.
È l’allarme che arriva dall’assemblea annuale di Confesercenti.
Un settore, quello del commercio, del turismo e dei servizi che, dopo il grande crollo causato dalla pandemia, ora fa i conti con l’impatto dell’inflazione alle stelle e la conseguente perdita del potere d’acquisto delle famiglie che riduce la spesa. In una fase economica di difficoltà più o meno generalizzata segnalata anche dall’andamento della produzione industriale, che ad ottobre, sulla base dei dati Istat, scende per il secondo mese consecutivo, con un calo dell’1% rispetto a settembre.
Nel confronto annuo, il calo arriva all’1,6%. I numeri presentati da Confesercenti sono pesanti: la spesa andata in fumo quest’anno proprio a causa dell’inflazione raggiunge i 7,2 miliardi di euro. Fino al 2025 l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie raggiungerà i 22 miliardi e porterà un calo dei consumi di almeno 17 miliardi. Dunque, si tira la cinghia e anche per i regali di Natale si spenderà meno: in media 197 euro a persona, un budget inferiore rispetto ai 238 euro dell’anno scorso.
E per i doni che arriveranno sotto l’albero ancora una volta le grandi piattaforme di e-commerce si impongono tra i canali d’acquisto. I negozi provano a resistere, così come il settore del turismo che è ripartito ma i livelli pre-Covid restano lontani.
I titolari di ristoranti e bar, segnala l’associazione, non sono ancora rientrati dalla condizione di crisi conseguente al Covid. Di qui la richiesta di prorogare le norme, attualmente in vigore fino al prossimo 31 dicembre, sull’occupazione del suolo pubblico per i tavolini all’aperto, i dehors.