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Morte di un 22enne sciatore romano sulle piste da sci di Ovindoli: assolti Scipioni, Giancarlo e Massimiliano Bartolotti in primo grado

È arrivata, nella giornata di ieri, la sentenza di primo grado in merito alla vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti Mauro Scipioni, Giancarlo e Massimiliano Bartolotti, accusati di omicidio colposo. I tre, rispettivamente direttore tecnico delle piste e dirigenti della Monte Magnola Impianti di Ovindoli, sono stati assolti in primo grado in quanto ‘l’accusa è risultata infondata’, questo il pronunciamento del giudice del Tribunale di Avezzano.

Cinque anni fa l’accaduto. Il 22 gennaio 2012 il giovane Edoardo Sigismondi, di 22 anni, è rimasto vittima di una caduta rovinosa, sulla pista Settebello, quando mancavano pochi metri al termine della discesa. Nonostante il tempestivo arrivo dei soccorsi sul luogo dell’incidente, per il giovane sciatore romano, trovato morto accanto ad un cannone sparaneve, non c’era stato nulla da fare. Sul caso fu aperta un’inchiesta, con l’accusa di omicidio colposo a carico di Scipioni e di Giancarlo e Massimiliano Bartolotti, rispettivamente padre e figlio.

A difendere i Bartolotti, l’avvocato Alfredo Retico, dello Studio Legale GPR di Avezzano, Mauro Scipioni, invece, è stato difeso da Ferdinando Paone e Lanfranco Massimi, entrambi avvocati di L’Aquila. Il processo, iniziato nel 2012, dopo l’incidente occorso allo sciatore, è giunto ieri ad una prima svolta, con l’assoluzione dei tre imputati. «La prima ipotesi nell’ambito della ricostruzione della dinamica dell’incidente fu che la morte del giovane fosse stata provocata dall’urto contro l’apparato, sito a circa 40 metri dalla fine della pista percorsa dal ragazzo», spiega l’avvocato Retico alla Redazione di Info Media News.

«I risultati dell’autopsia, però, disposta sul corpo del giovane ed eseguita dal dottor Agnifili, hanno portato al riscontro di numerose fratture, almeno tre delle quali idonee a provocare la morte della persona, in particolare la rottura della vertebra cervicale, lo sfondamento dell’occipite e lo sfondamento della base cranica. I tre imputati sono stati rinviati a giudizio, con l’ipotesi di aver mal protetto e mal posizionato il cannone sparaneve, ma da una prima perizia, che io stesso ho fatto redigere dal dottor Giuseppe Stornelli, è stato messo in dubbio che tutte le ferite trovate sul corpo senza vita di Edoardo Sigismondi potessero essere state provocate semplicemente dallo scontro contro il cannone».

«Di fronte a questi dubbi, il giudice ha nominato un luminare, un professore romano che ha confrontato sia la perizia del dottor Agnifili, sia la perizia del dottor Arcangeli, fatta eseguire dai genitori del ragazzo, sia, infine, quella del dottor Stornelli e, alla luce dei referti e dei risultati medici riscontrati, ha affermato con certezza che le ferite al capo che avevano causato la morte erano compatibili con una caduta a terra». Lo schianto del ragazzo sul ghiaccio, sulla neve «particolarmente dura nel mese di gennaio, aveva causato il decesso dello sciatore. Le fratture, infatti, non erano imputabili allo scontro con l’apparato sparaneve», chiarisce l’avvocato. La sentenza non ha ammesso la colpevolezza degli imputati, i quali, quindi, a cinque anni dai fatti, sono stati ufficialmente assolti.

Un ulteriore elemento è emerso nell’ambito delle indagini, ovvero il fatto che «il giovane sciatore, nel momento in cui si trovava sulle piste, era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Questo è il dato ottenuto dalla perizia tossicologica, ma non è stato possibile stabilire in che misura questo possa aver inciso». (k.s.)

Foto di: ItaliaOra

 

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