In un decennio l’Abruzzo ha perso 19.107 studenti universitari, una flessione pari al 30,3% che pone la regione al primo posto in Italia per diminuzione di matricole. Il dato emerge dall’ultimo rapporto dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), che mette a confronto il biennio 2011/2012 con quello 2021/2022.
Il trend, che segue il calo registrato negli ultimi anni nella scuola dell’obbligo non solo a livello regionale ma anche nazionale, è uno dei primi effetti visibili sul lungo termine di un altro fenomeno, quello del crollo demografico.
A confermare questa tesi ci sono infatti altri dati forniti dall’Anvur, che dimostrano come a livello di quantità e varietà di corsi il numero sia aumentato in modo esponenziale: nel periodo 2011/2012 l’Abruzzo poteva contare su appena 25 corsi, nell’ultimo biennio i corsi sono saliti a 162. In crescita anche il numero di docenti, aumentati nell’ultimo decennio del 10,7%.
Denatalità, forte divario tra Nord e Sud in termini di opportunità di lavoro, disincentivazione a una formazione professionale da parte dei giovani, mancanza di investimenti e un’offerta formativa da ripensare: sono questi alcuni dei motivi alla base del calo delle immatricolazioni nell’ultimo decennio.