Scomparso dopo una lunga malattia a 55 anni, è stato un appassionato studioso dell’opera di
Maurits Cornelius Escher individuando i luoghi abruzzesi che ispirarono il grande grafico olandese durante i suoi viaggi in Abruzzo nel periodo 1928-1935.
Insieme a Katia De Simone fondò a Pescara nel 2003 l’Associazione Culture Tracks che promosse nel luglio 2004 una conferenza internazionale sul tema “Identity and Difference, la diversità
culturale: patrimonio e fattore d’integrazione europea” con il coinvolgimento dei comuni di
Cordova (Spagna), Senglea (Malta), Alfedena, Anversa degli Abruzzo, Fara San Martino, Opi,
Pettorano sul Gizio, Scanno, Scontrone e Vittorito, luoghi legati dal percorso artistico di Escher.
Alcuni comuni vennero a sapere proprio da Piero Moscone che i paesaggi dei loro paesi era statati
immortalati da Escher.
Moscone, convinto europeista, credeva profondamente che attraverso la conoscenza e il dialogo le
diversità culturali potessero unire e arricchire, e per questo auspicava continuità per il progetto. Gli atti di quel convegno costituiscono ancor oggi un riferimento fondamentale per chi si avvicinasse anche oggi al tema, sperando che possano aiutare altre persone con analoga passione a proseguire quel percorso avviato allora, sempre in un comune visione di valorizzazione che superasse l’azione dei singoli paesi.
Scrive di lui, in un articolo, lo studioso Antonio Bini: “Si dedicò per anni ad importanti ricerche sui viaggiatori stranieri e in particolare ad Escher e alle sue opere ispirate all’Abruzzo. Credo che uno dei momenti più alti del suo percorso di ricerca e di riscontro pubblico sia stata la successiva mostra fotografica “L’Abruzzo di M.C. Escher: lo sguardo del viaggiatore”, organizzata presso il Museo delle Genti d’Abruzzo, inaugurata il 3 giugno 2006 con la presenza di W.F. Veldhuysen, presidente della Fondazione M.C. Escher, come da programma e da depliant, recanti la foto di M.C. Escher ritratto il 21 maggio 1929 con il suo amico grafico, lo svizzero Hans Triverio, in una sosta sulla mulattiera che allora univa Scanno a Barrea. La strada sarebbe stata realizzata anni dopo. Ricordo il suo entusiasmo. Nella mostra vennero esposte oltre 30 foto provenienti dagli archivi del Gemeemtemuseum de L’Aja. Anche in questo caso si trattava di eventi sostenuti da contributi simbolici o comunque sotto finanziati, realizzati soprattutto per passione e d’altra parte Piero non inseguiva obiettivi economici. Ricordo che la sera dell’inaugurazione, in mancanza di budget, con piacere invitai a cena gli ospiti olandesi, insieme a Piero e Katia. Una cordiale serata nella vicina Cantina di Jozz, che da tempo ha chiuso i battenti. E poi l’inaugurazione del “Girone Escher” a Castrovalva. Quattro anni dopo un’ulteriore mostra “L’Abruzzo di M.C. Escher: un percorso nei luoghi dell’arte”, arricchita documenti, diari e riproduzioni, fu realizzata da Culture Tracks ed esposta presso la Maison des Arts a Pescara dal 28 maggio al 26 giugno 2010. Nel catalogo furono anche inseriti scritti di Arnold Escher e Bruno Ernst, mentre W.F. Veldhuysen, presidente della Fondazione M.C. Escher, nel suo messaggio di saluto si congratulòespressamente con Piero Moscone e Katia De Simone, sostenendo che le loro ricerche avessero creato “un viaggio fantastico”. Nella copertina è riportata la famosa opera visionaria “Belvedere” (1958), che il maestro olandese posizionò idealmente nella conca peligna (visto da Pettorano), secondo le ricerche di Piero Moscone. Si deve certamente a Piero Moscone, architetto e intellettuale, e lui stesso grafico creativo e fotografo, la scoperta e diffusione delle opere di Escher in Abruzzo, fino ad allora sconosciute. Anni prima coinvolsi Piero nelle ricerche che avevo già avviato sulla colonia artistica scandinava che operò a Civita d’Antino a partire dalla seconda parte dell’800”.
“Si immerse in questa storia dimenticata che stava lentamente riemergendo dall’oblio. Gli chiesi di
curare la grafica di una cartolina che ricordasse quella stagione, che elaborò esaltando un particolare
di Porta Flora tratto da un’opera di Knud Sinding, nella quale inserì “L’Abruzzo”, scritto da …
Escher, poi ancora nel 2008 la realizzazione di un poster che ricordasse, ad un secolo di distanza, la
mostra promossa da Kristian Zahrtmann a Copenaghen con 124 opere ispirate a Civita d’Antino. Un
evento eccezionale che ero da poco riuscito finalmente a documentare per la prima volta con l’aiuto
della pittrice Kirsten Murhart e il marito Rolf. Presentammo il poster – nel centenario della mostra – presso l’Osteria Zahrmann di Civita d’Antino, a pochi passi dalla Pensione Cerroni, la “Casa dei pittori danesi”. In quella occasione Piero elaborò un video con suggestive sequenze di immagini che svelavano un mondo scomparso. Quella presentazione fu oggetto di un ampio servizio della giornalista Daniela Braccani (TV1), in collaborazione di Roberta Di Fabio, comprendente anche una intervista a Piero Moscone.
Quel poster mi “accompagna” ancor oggi in occasione di conferenze e incontri sul Grand Tour e
sulla scuola di Zahrtmann ed è stato esposto in varie mostre, tra cui quella sul pittore norvegese
Kristofer Sinding-Larsen, curata da Dyveke Bast, nell’estate 2015 a Stavern. Tanto la cartolina che
il poster furono in quegli anni distribuiti gratuitamente, fino ad esaurimento.
A seguire, nel luglio 1999, la mostra “Il lungo viaggio dal nord – 1877-1915 – L’Abruzzo nei
dipinti degli artisti scandinavi”, realizzata, insieme al catalogo, da Culture Tracks, ed allestita nella sede della Fondazione Pescarabruzzo. Ricordo come nei mesi precedenti più volte Piero e Katia
venissero a trovarmi la sera a casa mia per discutere, prima del progetto dell’evento, che poté
svolgersi con il lungimirante contributo della Fondazione e poi della sua realizzazione.
Quella “piccola” mostra, la prima con opere originali mai esposta in Abruzzo, rappresentò l’inizio
di quello che sarebbe stato un percorso che portò diversi anni dopo alla creazione dell’Imago
Museum, che presenta una sezione dedicata alla scuola di Zahrtmann a Civita d’Antino, da
considerare la più importante collezione d’arte scandinava in Italia”.
Tutti i cataloghi erano pubblicati anche in lingua inglese, con le traduzioni ad opera di Katia Di
Simone, per quel costante desiderio di Piero di andare oltre l’Abruzzo.
Già in quegli anni Piero Moscone combatteva con la malattia degenerativa che lo affliggeva e che
cercava di mascherare in ogni modo, preferendo dedicarsi alle ricerche e alla realizzazione di
pubblicazioni, evitando di parlare in pubblico o in convegni.
Questa la conclusione del giornalista: “Il procedere inesorabile della malattia ha reso gli ultimi anni molto sofferti e limitanti. Ricordo però l’amico Piero per il suo entusiasmo, la sua fertile creatività, le sue intuizioni, la sua passione per un Abruzzo che voleva vedere crescere e aprirsi al mondo, valorizzando il suo patrimonio culturale e le tracce del Grand Tour ancora da riscoprire”.