Oltre 7mila persone, nonostante le condizioni meteorologiche, hanno vissuto l’apertura della 731ª Perdonanza Celestiniana, patrimonio culturale immateriale dell’Umanità Unesco dal 2019 e fulcro del Giubileo più antico della storia.
La cerimonia istituzionale è tornata, dopo 16 anni, nel cuore civico dell’Aquila, davanti alla sede municipale, luogo simbolo della ricostruzione e della rigenerazione urbana dopo il sisma del 2009.
L’evento, promosso dal Comune dell’Aquila, si è aperto con l’accensione del Tripode della Pace da parte del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi: il Fuoco del Morrone, partito dall’Eremo di Sant’Onofrio, ha raggiunto la città e ha nuovamente illuminato Piazza Palazzo, come non accadeva dal 23 agosto 2008. La pioggia ha indotto a una cerimonia ridotta.
A seguire, sul palco del Teatro del Perdono è andato in scena il concerto inaugurale “Un Canto per la Rinascita. Nel Tempo del Perdono”, ideato e diretto dal Maestro Leonardo De Amicis e scritto con Paolo Logli.
Una serata che ha intrecciato musica, parola e spiritualità, con le esibizioni di Renato Zero, Amara, Francesco Gabbani, Alex Britti, Gaetano Curreri e Vittoriana De Amicis, accompagnati dall’Orchestra del Conservatorio “Alfredo Casella” e dai cori riuniti della città. A condurre la serata Lorena Bianchetti, con la partecipazione speciale di Mara Venier, che ha interpretato testi di grande intensità, e degli attori Luca Violini e Viola Graziosi.
«Nel Tempo del Perdono non è soltanto l’apertura della Perdonanza: è un rito collettivo, un abbraccio che intreccia voci, suoni, silenzi e respiri. La musica, in questa notte, diventa preghiera che sale al cielo e insieme radice che affonda nella terra, ponte tra l’intimo e il popolare», ha affermato il direttore artistico Leonardo De Amicis, che ha poi concluso: «Collemaggio torna a essere la culla di un incontro senza confini, dove arte e spiritualità si riconoscono come parte di un’unica lingua universale. È così che scompaiono le differenze: lavoriamo all’Aquila e per l’Aquila, custodendo un progetto che è insieme laboratorio, memoria e futuro. Una cultura condivisa, che non si possiede ma si dona, perché il perdono – come la musica – diventa di tutti solo quando si offre».
Le voci inconfondibili di Renato Zero e Francesco Gabbani, l’intensità di Amara, l’energia di Alex Britti, l’eleganza di Gaetano Curreri e la freschezza di Vittoriana De Amicis hanno scandito le emozioni di una serata che ha unito generazioni e stili diversi. Il concerto è stato seguito con emozione da tutti i partecipanti, fino alla fine, trasformando la distesa davanti alla Basilica in un’unica, grande voce corale di partecipazione e speranza.