È stato riconsegnato ad Andrea Leombruni, il 56enne di San Benedetto dei Marsi accusato di aver ucciso l’orsa Amarena lo scorso primo settembre, il suo telefonino.
È quanto deciso dal Tribunale del riesame dell’Aquila, presieduto da Alessandra Ilari, che ha annullato il provvedimento di sequestro disposto precedentemente dalla Procura di Avezzano. Lo smartphone sarà riconsegnato all’indagato e non verrà eseguita alcuna analisi sul dispositivo, sequestrato il 9 settembre scorso.
La decisione di sequestrare il telefono era stata presa dal procuratore Maurizio Maria Cerrato, che aveva chiesto di verificare le conversazioni avvenute dal 15 agosto al 9 settembre scorsi, sospettando una premeditazione dell’atto.
Secondo i giudici del Tribunale per il riesame “il decreto ha ad oggetto il sequestro del dispositivo che contiene una massa di dati personali – la maggior parte dei quali inconferenti rispetto alla finalità di provare che l’indagato abbia ucciso l’animale con dolo e senza necessità – in difetto della preventiva indicazione da parte del Pm dei dati che è necessario acquisire a fini di prova, o, quantomeno, dei criteri di selezione di tali dati”. Sul punto è conferente la pronuncia richiamata dalla difesa, Cass. Pen. Sez. VI, 9/12/2020 n. 6623.
Dunque “non è sufficiente il generico richiamo a messaggi che sarebbero stati postati sui social network, non essendosi tradotta tale indicazione nella specificazione dei dati da acquisirsi, o dei criteri da adottarsi nella selezione (ad esempio, acquisire copia forense di tutti i messaggi concernenti l’orsa Amarena). In difetto di tale specificazione, potrebbero essere acquisiti tutti i dati contenuti nel dispositivo, anche inconferenti rispetto al reato per il quale si procede, con lesione del diritto alla riservatezza e a fini meramente esplorativi”.
“Il decreto pertanto, in quanto emesso in violazione del principio di adeguatezza e proporzionalità, deve essere in tale parte annullato”. si legge ancora nel documento.
Il riesame dell’Aquila ha tuttavia confermato gli altri sequestri: fucili, tagliole, munizioni trovati a casa dell’indagato, difeso dagli avvocati Stefano Guanciale e Berardino Terra.