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VIDEO. L’onorevole Ilaria Borletti Buitoni in Abruzzo per il verbo della Cultura, «Teramo è una città che vibra»

[KGVID poster=”http://www.infomedianews.it/wp-content/uploads/2017/06/19_06_17_SOTTOSEGRETARIO_BUITONI_TERAMO_BILIOTECA_thumb145.jpg” width=”640″ height=”360″]http://www.infomedianews.it/video/19_06_17_SOTTOSEGRETARIO_BUITONI_TERAMO_BILIOTECA.mp4[/KGVID] I luoghi culturali assomigliano un po’ a quei luoghi del cuore che fanno innamorare gli abitanti di un paese che non staccano mai di forza le proprie radici dal terreno che calpestano, ma che, anzi, le aiutano, giorno dopo giorno, a ringiovanirsi, grazie anche a risorse per l’arte locale, in realtà, sempre più povere. Visita tutta abruzzese, stamani, per l’onorevole Ilaria Borletti Buitoni, sottosegretario di Stato al Ministero per i Beni e le attività culturali. Una donna, lei, che, nella realtà dei fatti, varie volte ha transitato – in cerca di richieste, pensieri, risposte e soluzioni – per i lidi e l’entroterra dell’Abruzzo. Quest’oggi, l’ombra del Governo ha custodito, per qualche ora, sotto il cocente sole estivo di giugno, il dehors della biblioteca oramai ex provinciale ‘Melchiorre Delfico’, in compagnia delle istituzioni locali, provinciali e regionali, assieme ad una larga platea.

Un milione e mezzo di finanziamenti per il teramano Teatro Romano, sotto i ferri del recupero attualmente, che ha bisogno solo di avere, forse, una maggior fede nelle proprie potenzialità futuristiche, e la possibilità di sblocco dell’Art Bonus per i diamanti di carta e di pittura (ma non solo!) sparsi per tutta la nostra Penisola italiana sono stati, stamani, i temi di punta. «Quello che oggi si è voluto dare – afferma l’onorevole ai nostri microfoni – è un segnale di vicinanza forte. A Teramo c’è una comunità ferita, provata, – ammette – e che deve ricominciare. Ricominciare, però, vuol dire anche ritrovare i propri simboli culturali: in questo senso, il Ministero può fare qualcosa». Ed infine, l’onorevole, per la cultura, ha lanciato il sasso: aprire ai privati; che tipo di rotta è questa per la Cultura nazionale e locale? «Questa è una rotta – spiega – che parte da un presupposto: tra un luogo di culto chiuso e un luogo di culto gestito,non credo vi sia molta scelta».

Si delineano all’orizzonte nuovi scenari, ma soprattutto si spera e si prega che la cultura possa consegnare, un giorno, anche il pane a chi vive per testimoniare altri tipi di vite, altri tipi di immortalità.

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