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Festa dei Morti, tradizione che unisce più culture

Dall'Italia all'America, dalla Lombardia alla Campania. In Abruzzo tra i paesi della Valle Peligna si accendono ceri per la processione delle anime

Il 2 di novembre, si celebrano i defunti, la tradizione arriva dal calendario della Chiesa latina, la Festa dei Morti si celebrava già nel Medioevo. Per il mondo cattolico è una tradizione molto sentita, in Italia cade dopo il giorno dedicato a Tutti i Santi ed è riconosciuta come una ricorrenza religiosa importante che non rientra però nelle festività civili.

In Italia e nel mondo sono moltissime le celebrazioni, di diversa natura, da riti a feste popolari in onore delle anime dei morti, perfino la festa di Halloween viene ricondotta per alcuni versi alle nostre tradizioni. In Calabria già nel ‘900 era usuale per i bambini intagliare zucche da usare come lanterne durante la notte dei morti, i bambini inoltre usavano bussare ai compaesani chiedendo l’elemosina per le anime dei cari defunti.

Spostandoci in Sardegna, il conosciuto “dolcetto o scherzetto” diventa “mortu mortu”, un motto pronunciato dai bambini per chiedere piccole offerte.

Arriviamo al nostro Abruzzo, in particolare nella zona della Valle Peligna, dove è usuale durante queste ricorrenze lasciare un cero alla finestra. Tornando indietro di due o tre generazioni non è strano ritenere che tra l’1 e il 2 Novembre, in particolare a mezzanotte le anime dei morti abbandonano i cimiteri per recarsi nelle vie del paese, il cero dunque servirebbe ad illuminare la processione.

In Campania, a Napoli si cucina e apparecchia per i defunti, la celebrazione quindi si sposta sulla cultura culinaria c’è quindi il “torrone dei morti”, anche la Sicilia abbraccia la cucina con dei dolci tipici a forma di ossa dei morti, fino alla Lombardia con il pan dei morti.

Questa ricorrenza unisce culture e paesi diversi, dall’Italia si arriva oltreoceano in America Latina e in particolare in Messico con “el Dia de los Muertos” celebrato come una vera e propria festa che dura più giorni; in Madagascar la celebrazione per i morti prende il nome di “strong>Famadihana“, in Asia orientale si celebra “l’Hungry ghost festival“.

Le celebrazioni sono dunque innumerevoli, e con il tempo si sono adattate alle culture dei Paesi in cui hanno preso piede; ogni popolazione dall’antichità ad oggi, passando dal religioso al popolare, ha certamente la volontà di ricordare, ringraziare, celebrare i propri defunti e in alcuni rendere la vita dopo la morte una vera e propria festa.

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