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Assoluzione per stupro, il commento di Rivera

"È imperativo che si promuova una formazione approfondita sul consenso, affinché i professionisti del diritto possano affrontare i casi di violenza sessuale con la sensibilità e la comprensione necessaria"

“In seguito alla recente assoluzione di un ragazzo di 25 anni dall’accusa di stupro, basata sulla presunta mancanza di richiesta di aiuto da parte della vittima, esprimiamo la nostra più profonda indignazione nei confronti di questa decisione giudiziaria. Non possiamo definire questa sentenza come uno shock, ma piuttosto come un atto di violenza istituzionale che perpetua la cultura dello stupro”.

In una nota Sylvia Rivera rappresentante di Arcigay Chieti.

“La motivazione dei giudici, che sembra richiamare un catalogo comportamentale della vittima, è profondamente errata. Tutte le discipline complementari alla giurisprudenza confermano l’impossibilità di definire in modo aprioristico la reazione di una donna alle dinamiche di violenza sessuale subita. Ogni individuo reagisce in modo unico e complesso a esperienze traumatiche, e cercare di stabilire uno standard comportamentale è un grave errore”.

“Queste sentenze mettono in luce una totale mancanza di comprensione sul concetto di consensualità. Ignorare la necessità di formazione per giudici e magistrati sui reati derivanti dalla cultura dello stupro è non solo irresponsabile ma anche criminale. Le decisioni giudiziarie che emergono da questa ignoranza riflettono una visione sessista e colpevolizzante, radicata in una società patriarcale. È imperativo che si promuova una formazione approfondita sul consenso, affinché i professionisti del diritto possano affrontare i casi di violenza sessuale con la sensibilità e la comprensione necessaria. La giurisprudenza non può ignorare il fatto che le persone coinvolte nella sua elaborazione siano cresciute in una società permeata da preconcetti patriarcali”.

“Senza una completa revisione di questi preconcetti e l’implementazione di una formazione adeguata, non possiamo sperare in sentenze giudiziarie libere da visioni sessiste e colpevolizzanti. La lotta contro la cultura dello stupro richiede un impegno totale per cambiare non solo le leggi, ma anche le mentalità che le guidano. Come associazione chiediamo alle istituzioni competenti di rivedere questa sentenza e di assumere un ruolo attivo nella formazione continua di giudici e magistrati affinché possano affrontare questi casi con la competenza e la sensibilità richieste dalla complessità delle questioni legate alla violenza sessuale”, conclude.

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