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Parco Nazionale: conservazione e comportamento animale

Il PNALM tutela la biodiversità

Il Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise (PNALM) ha tra le sue finalità la tutela della biodiversità racchiusa al suo interno. Questo comporta non solo conoscere quali specie sono rappresentate nel mosaico di habitat che compongono il Parco, ma anche e soprattutto monitorare il loro stato di “salute”. Questo spesso avviene tramite conteggi e stime di abbondanza delle popolazioni, ma che fare se i numeri calano e non si sa il perché?
A partire dal 2024 il Parco ha dunque avviato una collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia, grazie al finanziamento dell’Unione Europea – NextGenerationEU tramite il National Biodiversity Future Center (NBFC), per complementare i monitoraggi su presenza e abbondanza di specie con studi comportamentali che aiuteranno ricercatori e operatori del Parco a capire se e come le misure di protezione in atto si traducono in effetti misurabili sul comportamento degli animali. Tali approcci eco-etologici, infatti, permettono di confrontare le risposte che gli individui esprimono in relazione a vari tipi di stimoli, di metterle in relazione con i livelli di protezione (e quindi di disturbo antropico) delle zone dove questi vivono, e quindi di accorgersi tempestivamente se una popolazione dà segnali di stress, agendo di conseguenza.

“Le ricerche cominciano con la valutazione di comportamento e cognizione in risposta alla presenza e al disturbo antropico, per valutare se e come i diversi livelli di protezione presenti nel Parco si traducono in profili comportamentali più o meno disposti ad affrontare nuove sfide e pericoli, e a esprimerne comportamenti innovativi che permettono la risoluzione di problemi mai incontrati” dice Valeria Mazza, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Ecologiche e Biologiche dell’Università della Tuscia. Anche se il contributo fondamentale che lo studio del comportamento animale può dare agli sforzi per la conservazione della biodiversità viene riconosciuto sempre più spesso in ambito accademico, sono ancora pochi gli studi che cercano di combinare etologia e conservazione. Studi etologici in condizioni naturali sono tuttavia particolarmente importanti perché permettono ai ricercatori di ottenere informazioni su popolazioni sottoposte alle pressioni naturali dell’ambiente e studiare come la presenza e il disturbo causato da attività antropiche interagiscono con le caratteristiche degli individui. “In parte, questa difficoltà deriva anche dalle barriere logistiche allo svolgimento di studi comportamentali in natura” spiegano i ricercatori “ma avanzamenti tecnologici e collaborazioni tra etologi e conservazionisti permetteranno l’avanzamento delle conoscenze con applicazioni dirette sulla gestione delle aree protette”.
Le ricerche nel PNALM cominciano con alcuni degli ospiti meno conosciuti, i piccoli mammiferi. Roditori come ghiri, moscardini, topolini selvatici, e arvicole, infatti, giocano un ruolo fondamentale nelle catene trofiche terrestri, e con la loro presenza permettono la sussistenza di specie carismatiche come rapaci, volpi, tassi, ecc.
Al momento, varie specie di piccoli mammiferi sono distribuite lungo le diverse zone di protezione del Parco, una condizione ideale per confrontare le risposte comportamentali di individui della stessa specie ma che sono soggetti a livelli differenti di disturbo. In questo caso, non è la loro sola presenza a fungere da indicatore della qualità ambientale, ma il loro comportamento.

Foto: Bruno D’Amicis & Umberto Esposito

Comunicato stampa

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