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La rotta dei migranti su TikTok, ‘venite all’Aquila’

Sul social le indicazioni su come arrivare, 'chiedete asilo'

Arrivano davanti a Palazzo di Governo quando la città è ancora quasi immobile: il portone chiuso, i vetri che riflettono le prime luci, il rumore dei trolley sull’asfalto.
In fila, in silenzio, come se qualcuno dovesse chiamarli per nome.
Alcuni stringono un sacchetto di plastica, altri guardano lo schermo del telefono. È lì che molti hanno trovato la rotta. Né cartine, né contatti istituzionali, solo messaggi o video diffusi da piattaforme social come TikTok dove consigli rimbalzano da un account all’altro, fino a tradursi in un luogo fisico: L’Aquila.
Quando le porte della prefettura si aprono per l’ingresso del personale, loro sono già lì. Hanno passato la notte su panchine, pensiline e altri ripari improvvisati, negli stessi esatti punti in cui, nelle scorse settimane, avevano dormito altri migranti, un gruppo di 44, poi trasferiti dalla prefettura in Calabria.
È un flusso discreto, che non passa per i canali formali dell’accoglienza, ma per telefoni, screenshot e messaggi vocali.
Un passaparola. Chi arriva indica il posto a chi sta per raggiungerlo. Una mappa orale che corre lungo la rotta balcanica. “Sono arrivato da qualche giorno. Ho 19 anni. Sono venuto da solo, con autobus e treni”, racconta Maghdi, studente afghano. Mostra sul telefono gli screenshot dei trasferimenti di denaro inviati da un parente: poche centinaia di euro alla volta, abbastanza per proseguire il viaggio verso quella che qualcuno, online, ha definito una meta “utile”. Il gruppo è composto da migranti di terra di provenienze diverse: afghani, pakistani, bengalesi, quasi tutti in attesa di formalizzare una richiesta di protezione internazionale.
“Nessuno ci ha portati qui – dice un altro ragazzo – Ci hanno consigliato di venire a L’Aquila”. Sul telefono scorre un video in lingua pashtu pubblicato proprio su TikTok: un influencer parla di documenti, permesso di soggiorno e opportunità in Italia. A un certo punto si parla dell’Aquila. E nei commenti c’è chi chiede indicazioni: dove andare, cosa fare una volta arrivati. Quello che fino a poche settimane fa appariva come un episodio isolato ora assume i contorni di un flusso più consistente, alimentato non solo dai social, ma anche dal passaparola tra connazionali sulla qualità della rete delle associazioni presenti sul territorio e sulla rapidità degli uffici immigrazione nelle pratiche di registrazione.
Una dinamica che ben contrasta con l’ipotesi ventilata dal sindaco Pierluigi Biondi, secondo cui i migranti sarebbero stati “depositati sotto la Prefettura dai soliti sciacalli che mercanteggiano esseri umani come fossero oggetti”. Parole che hanno immediatamente innescato lo scontro politico: le opposizioni chiedono che, se davvero esistono responsabilità, vengano presentate denunce e circostanziati nomi. In caso contrario parlano di “rischio di procurato allarme”. Questa sera, intanto, il prefetto dell’Aquila Giancarlo Di Vincenzo ha convocato un nuovo vertice chiamando a raccolta rappresentanti istituzionali e forze di polizia.

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