Otto persone su dieci sono pronte a lasciare il proprio impiego a causa di una leadership poco empatica. Il dato, emerso da un’indagine di GoodHir condotta su oltre 3mila persone negli Stati Uniti, evidenzia come oggi la capacità di empatia di chi coordina team sia diventata essenziale. Non a caso la maggior parte delle persone coinvolte dichiara insoddisfazione soprattutto per la scarsa frequenza degli incontri con chi supervisiona il lavoro (63%) e per l’elevata quantità di comunicazioni virtuali o digitali (62%). I livelli più alti di soddisfazione si riscontrano nel settore dell’ospitalità (80%); quelli più bassi nel settore immobiliare (55%) e nelle professioni legali (56%). In modo trasversale, chi ha partecipato alla ricerca indica come meno apprezzati il micro-management e le aspettative di produttività oltre l’orario. Al contrario, emergono come qualità più desiderate l’onestà e l’autenticità. Scorrendo i dati, queste qualità appaiono tutt’altro che diffuse: solo 3 persone su 10 (32%) ritengono che chi le coordina abbia davvero a cuore la loro crescita professionale; solo 4 su 10 (39%) percepiscono trasparenza sulle opportunità di avanzamento; poco più di 4 su 10 (44%) riscontrano chiarezza e apertura nelle conversazioni relative a stipendio e retribuzione. Numeri che suggeriscono quanto la leadership empatica sia oggi una leva cruciale per l’evoluzione e lo sviluppo delle organizzazioni. “Oggi chi guida un team deve saper coltivare relazioni autentiche – spiega Debora Moretti, Co-CEO di Zeta Service, realtà italiana leader nella consulenza e nei servizi HR e payroll – La leadership non si misura più solo dalle decisioni che si prendono, ma dalla qualità delle connessioni che si riescono a generare. Capacità di ascolto, sensibilità verso le altre persone e disponibilità al dialogo sono diventate competenze fondamentali. Per questo, i cambiamenti culturali richiedono di essere condivisi e alimentati attraverso lo scambio di esperienze. In un contesto professionale che evolve con una rapidità senza precedenti, avere uno spazio di confronto sulle grandi trasformazioni del business, della leadership e delle dinamiche umane è ormai indispensabile”.
Questo è l’obiettivo del progetto che Zeta Service porta avanti tramite il suo HR Executive Club, un network riservato a chi in Italia ricopre ruoli direttivi nell’ambito HR e orientato a consolidare, grazie al confronto con HR Director delle principali aziende italiane, una cultura italiana delle Risorse Umane aggiornata ai temi più attuali, tra cui l’intelligenza artificiale e il suo impatto sul lavoro.
Il progetto, avviato nel maggio 2025, conta già 200 presenze nel Club e ha realizzato 13 round table tematiche in tutta Italia, con una soddisfazione del 100% di chi ha partecipato. Nell’ultimo incontro, organizzato all’interno del World Business Forum (WOBI) di Milano, il Club ha ospitato in via esclusiva Brené Brown, ricercatrice, docente e autrice nota per i suoi studi su vulnerabilità, coraggio, empatia e leadership autentica.
“Abbiamo fortemente voluto Brené Brown perché la sua visione riflette pienamente quella di Zeta Service: mostrarsi persone vulnerabili non significa essere fragili, ma avere il coraggio di mettersi in gioco – afferma Debora Moretti – È un’idea che rappresenta anche il nostro modello di leadership, fondato sulla fiducia reciproca, sulla responsabilità condivisa e su un dialogo aperto.”
Tra i temi affrontati dalla ricercatrice anche quello del potere. “Un concetto importante riguarda proprio il potere – ha spiegato Brené Brown – che non è intrinsecamente positivo o negativo, ma dipende da come viene utilizzato. Esistono due visioni: una considera il potere come una risorsa finita. In questa logica, se lo condivido con il mio team, ne avrò meno. È un approccio pericoloso perché porta a mantenere le persone nella paura. L’altra visione considera invece il potere come qualcosa che cresce quando si condivide. Ed è qui che oggi le Risorse umane hanno un ruolo centrale. Più ancora di altre funzioni aziendali, l’HR può essere strategica perché siamo, prima di tutto, esseri umani al lavoro. Mi piacerebbe vedere sempre più attenzione alla cura delle persone e alla costruzione di sistemi equi, coinvolgendole nella strategia aziendale”.






































