“La sentenza con cui il Tar Lazio ha respinto il ricorso del Comune di Sulmona sul metanodotto Sulmona Foligno è illogica e totalmente non condivisibile”.
Lo affermano i comitati cittadini per l’ambiente all’indomani della decisione dei giudici amministrativi che hanno rigettato il ricorso intentato dall’ente contro l’Autorizzazione Unica rilasciata per la costruzione e l’esercizio del metanodotto Sulmona-Foligno, condannandolo alle spese per 14 mila euro.
Secondo gli ambientalisti “il Tar sostiene la tesi secondo cui la valutazione di impatto ambientale per il metanodotto e per la centrale Snam di Sulmona è eterna, in aperto contrasto con una sentenza del Consiglio di Stato (n.3937 del 2020) la quale ha sancito che per tutti i progetti, compresi quelli presentati prima del 2008, come quello della Snam, vale la scadenza di cinque anni.
Se l’opera non viene realizzata entro questo termine la valutazione impatto ambientale va ripetuta. E questo è proprio il caso del progetto della Snam, perché sono passati ben tredici anni dall’emanazione della valutazione impatto ambientale”.
“Ciò che sorprende maggiormente è l’insistenza della Snam per un’opera anacronistica e del tutto inutile – riprendono i comitati secondo i quali – il progetto relativo al metanodotto Linea Adriatica e alla centrale di Sulmona risale a vent’anni fa, quando si pensava che il consumo di metano in Italia dovesse superare i 100 miliardi di metri cubi. Ma così non è stato. Dopo un picco massimo di 86,3 miliardi di mc nel 2005, è iniziata una irreversibile discesa fino ad arrivare ai giorni nostri a circa 60/62 miliardi di metri cubi, che è l’obiettivo che l’Italia ha stabilito di raggiungere nel 2030. E tutte le previsioni ci dicono che nei prossimi anni i consumi di gas scenderanno ancora”.