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Sanità, Uil: “Gestione territoriale allo sbando”

Michele Lombardo e Fabrizio Truono: “Il diritto alla salute, soprattutto nelle aree interne, è sempre lasciato all’ultimo posto”

COMUNICATO STAMPA

 

Uil Abruzzo esprime preoccupazione per la tenuta della rete sanitaria abruzzese che sarà sottoposta sempre più a maggiore pressione a causa dell’invecchiamento della popolazione, tendenza che in Abruzzo è più marcata che nel resto del Paese. L’età media degli abruzzesi è di 48,8 anni, al di sopra della media nazionale, 48 anni, e di quella europea, 44 anni.

“Il progressivo invecchiamento della popolazione, con il conseguente aumento dell’incidenza delle malattie croniche, avrà un impatto importante sulla tenuta del sistema sanitario abruzzese – spiegano Michele Lombardo, segretario generale Uil Abruzzo, e  Fabrizio Truono, segretario regionale Uil Abruzzo con delega alla Sanità –  specialmente in tutti quei paesi delle aree interne dove c’è un’incidenza maggiore di persone anziane e fragili. Il Pnrr destina oltre 87 milioni di euro alla sanità territoriale abruzzese, prevedendo tra le altre cose l’istituzione di 11 nuovi ospedali di comunità e 40 case di comunità. Servono subito questi Investimenti mirati sulla sanità territoriale per digitalizzare i servizi e sviluppare la telemedicina ma anche per costruire presidi fisici diffusi sul territorio, che siano punti di accesso al sistema sanitario in grado di garantire la giusta continuità assistenziale in tutti i territori abruzzesi. E in particolare in quei territori spesso isolati, come quelli dell’Abruzzo interno, dove abita la popolazione più anziana , quindi più  fragile e potenzialmente più bisognosa di assistenza sanitaria, che non può e non deve recarsi in ospedale per avere le cure necessarie”.

 

“Si devono aumentare le borse di studio regionali per favorire l’ingresso di più medici al corso di medicina generale e contestualmente programmare le assunzioni di personale medico e sanitario da inserire nei distretti sanitari, negli ospedali e nelle case di comunità – aggiungono -. Non possiamo più avere carenze assistenziali e non poter garantire la continuità assistenziale ai cittadini per mancanza di professionalità mediche, come successo nel mese di dicembre nei territori dell’Alto Sangro, del Parco nazionale Abruzzo Lazio Molise e della Valle del Sagittario. Per questo è necessario potenziare immediatamente il servizio di continuità  assistenziale (ex guardie mediche), e uscire al più  presto da questa situazione emergenziale”.

 

“La sanità in Abruzzo, a partire da quella territoriale – sostengono Lombardo e Truono –  deve essere garantita in egual modo a tutti i cittadini e non creare le attuali diseguaglianze che si riscontrano soprattutto nei territori ricadenti nelle aree interne. Potenziare la rete territoriale e aprire al più presto gli ospedali di comunità e le case della salute, con il giusto personale e le giuste apparecchiature medicali, significa decongestionare gli ospedali ormai incapaci di sostenere la richiesta di cure da parte dei cittadini, ma significa anche evitare il ricorso alle cure dei pronto soccorso, sempre più affollati e con tempi di attesa lunghissimi, in quanto si garantirebbe al cittadino una risposta sanitaria e di cura immediata sul territorio e nel contempo sarebbe anche un valido strumento per poter ridurre il problema delle liste di attesa per le visite specialistiche e diagnostiche”.

“Per questo – concludono – Uil Abruzzo chiede all’assessore alla Sanità Nicoletta Verì e all’intera giunta regionale di attivarsi per creare le condizioni strutturali affinché la sanità pubblica territoriale di prossimità non sia più gestita in emergenza ma che sia strutturata e tempestiva soprattutto in quella parte dell’Abruzzo che soffre di più. E parliamo di quelle  aree interne che già subiscono un preoccupante depauperamento di servizi e una forte  diminuzione della popolazione. A queste emergenze si aggiunge il tema del diritto alla salute che, in queste zone, viene sempre lasciato all’ultimo posto. È giunto il momento di dire basta e di intervenire concretamente su quei disagi subiti dalla popolazione che non sono più tollerabili”.

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