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De Amicis parla del terremoto del 6 aprile

Alfonso De Amicis, esponente aquilano di lungo corso della sinistra di classe: "Sono passati quindici anni dal terremoto del 6 aprile 2009 e la luce in fondo al tunnel non si vede ancora"

“Sono passati quindici anni dal terremoto del 6 aprile 2009 e la luce in fondo al tunnel non si vede ancora. È invece più viva la luce di quella notte riscaldata dai camini ancora accesi”.

L’Analisi di Alfonso De Amicis, esponente aquilano di lungo corso della sinistra di classe, tra i promotori del Comitato Popolare per la Difesa del Sistema Sanitario Nazionale, nato recentemente nel capoluogo di regione abruzzese.

“Quella notte sono uscito di casa ed insieme agli altri fortunati ho aiutato Valentina e Fabio insieme ai figli, ormai maggiorenni, poi tutti emigrati in America. Abbiamo aiutato Silvana e Dario che nel frattempo hanno “conquistato” il diritto ad un’altra abitazione. A volte abbiamo assistito a veloci ricostruzioni di case mai abitate prima. Sicuramente tutto legale. Lo diceva a suo tempo anche un mitico personaggio di Paganica con il suo intercalare ironico: “È legale!”.”

“Quella notte sono uscito con la stufa ancora accesa, ma oggi, forse domani, o non so quando, per riavere la canna fumaria dovrò pagare la ditta? Sono uscito che avevo 58 anni ed oggi sto nei 73: quasi due decenni. Una sorte che coinvolge intere frazioni e alcune parti della stessa città dell’Aquila. Le parti dei borghi e della città che sono stati ricostruiti sono invasi da cartelli “Vendesi e/o affittasi”. Il rimpianto professor Raffaele Colapietra più volte e con insistenza aveva proposto che nell’Archivio di Stato si facesse una mostra con la quale, attraverso documenti e carte dell’epoca, si mostrasse come, in occasione del terremoto del 02 febbraio 1793, un imponente intervento pubblico disegnò l’avvenire di questo territorio. Infatti l’inviato del potere centrale, allora con sede a Napoli, fu il marchese Della Rocca, che progettò e dettò modalità e tempi della ricostruzione”.

“In breve tempo i poteri comunali e i notai esercitarono, ognuno per le proprie competenze, con i loro banchetti tra le macerie di Piazza del Mercato – ovvero Piazza Duomo -, gli incarichi assegnati. Quindi si privilegiò la ricostruzione pubblica invece di quella privata e, nel contempo, ci furono incentivi per chi decideva di venire a vivere all’Aquila!”

“Presso l’Archivio di Stato dell’Aquila c’è anche un fondo della Prefettura che copre gli anni dal 1911-12 fino al 1957- ’58. Lì sono descritti gli anni del terribile terremoto della Marsica del 1915. Si cominciò con le “casette” come venivano chiamate e sempre nel 1958 parliamo ancora di “casette”. Le frazioni furono inserite in quel percorso storico. Noi invece, un po’ a causa del G8 – trasferito in tutta fretta dalla Maddalena a L’Aquila – e di una classe politica aquilana insufficiente ma anche a causa di una scarsa e insufficiente società civile, abbiamo eseguito il metodo “Aquila”. Pertanto ancora oggi non solo non abbiamo le frazioni ricostruite, ma abbiamo consegnato il centro storico ad una idea e ad un vivere che somiglia a un grande centro commerciale dentro le Mura medioevali. Forse è nelle pieghe del metodo “Aquila”, anche se in cosa consista il metodo “Aquila” sfugge a molti”.

“E mentre si discute della “fedeltà” delle pietre che pavimentavano il Corso Inferiore e il Corso Superiore – così come erano chiamati sia secondo il Catasto Napoleonico e successivamente secondo il Catasto Urbano -, noi abbiamo perso il senso dello uscire di casa per lo “struscio” ed essere un consumatore o un avventore è diventato un tutto unico. Stiamo rinascendo!”

“Sembra quasi come durante il periodo di Sagunto assediata: è tutto un divertimento. Meglio non svegliarsi. Altrimenti sarebbero troppi i dubbi ed i sentimenti contrastanti. Finita l’emergenza quale città avremo? E le frazioni? Quale sarà il loro destino?”

“Comunque prometto che vi terrò informati sulla mia canna fumaria: se mi è dovuta o meno. E starò sempre allegro perché il mio piangere non deve disturbare né parenti, né amministratori di studi di progettazione e nemmeno amministratori di condomini. Per mantenere la memoria del disastro dobbiamo affidarci al saggio cinese. Noi, non tutti siamo usciti sconfitti. La pala non è stata utile per rimuovere le incrostazioni storiche, tuttavia i nipoti e poi gli altri possono tenere alta coscienza e giustizia. I lavori inizieranno entro l’anno. Di quale anno non è dato sapere”.

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