Erano gli anni 70, quelli del calcio riservato ai puri ma anche ai più bravi.
E Clelio Guanciale, all’epoca poco più che ventenne, impiegò pochissimo tempo per mettersi in luce.
Giocava centravanti con la maglia degli Aquilotti Avezzano, e pur non essendo particolarmente alto, aveva una dote che lo faceva emergere ben al di sopra della media dell’epoca, perchè aveva una rapidità di esecuzione tipica del predatore dell’area di rigore.
Stoppava il pallone in un fazzoletto di campo, si girava e se il difensore non era in grado di anticiparne le mosse, era inevitabilmente battuto.
Dotato di un tiro molto forte, con la maglia arancione della squadra di don Costanzo Villa, si mise in luce per alcuni anni, prima di dedicarsi agli studi che lo avrebbero portato successivamente ad essere il punto di riferimento di molti pazienti.
Carattere gioviale, ma in campo non si risparmiava, esattamente come doveva essere un attaccante di valore.
Chiuse la carriera sportiva in una squadra del campionato “Amatori”, restando lo spauracchio delle difese anche quando la vena atletica non fu più quella degli anni della gioventù, perchè chi ha giocato al calcio, sa che certe caratteristiche restano tali fino alla fine.
Con la scomparsa di Clelio Guanciale, la maglia numero 9 ha perso definitivamente un suo protagonista.
Plinio Olivotto




































