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Autonomia differenziata, De Amicis: “Tomba del Sud”

"Rappresenta l'inizio della fine della Seconda Repubblica"

“L’autonomia differenziata è la secessione dei ricchi. Istituzionalmente passa attraverso uno spostamento di risorse dal Sud a specifiche regioni del Nord”. E’ quanto si legge nella nota a firma di Alfonso De Amicis – storico esponente della sinistra di classe aquilana, tra i promotori del Comitato Popolare per la Difesa del Sistema Sanitario Nazionale, nato recentemente all’Aquila – sul tema della Autonomia Differenziata.

“La creazione di macroregioni “virtuose” è stato più volte auspicato dalla finanza bavarese e fatta sua dall’Unione Europea. Un processo lento, accidentato, che viene da lontano. È utile rammentare in tal senso la riforma del titolo V della Costituzione, ostinatamente voluta anche e soprattutto dal centrosinistra.

Giustificata come argine al crescente movimento della Lega Nord, ebbe nefaste ricadute sociali, istituzionali e politiche, come la frantumazione e la polverizzazione di quella che era stata un fiore all’occhiello delle politiche progressive del movimento operaio degli anni ’70: la Riforma Sanitaria della ex partigiana Tina Anselmi. E i danni non furono solo meramente istituzionali, ma politici e di senso. Si avvalorò infatti l’idea che destra e sinistra fossero una stessa medaglia.

Un’idea tuttora vigente e avvalorata dal consenso che i vari schieramenti danno alla politica estera, oltre che alle sciagurate ricadute che si hanno in politica interna. A votare vanno sempre pochi e quelli che lo fanno sono sempre più le classi agiate. Una democrazia di censo. L’autonomia differenziata voluta da Lega Nord da Veneto ed Emilia-Romagna risponde dunque in modo perfetto a questo disegno ordoliberale.

Già nel 2021 la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto un valore di 4,25 miliardi, cifra nettamente superiore a quella del 2020, con saldi estremamente variabili tra regioni del Nord e quelle del Sud.

L’attrazione maggiore delle migrazioni della salute si è proiettata verso l’Emilia Romagna, la Lombardia ed il Veneto. Le Regioni capofila dell’autonomia differenziata raccolgono il 93 per cento del saldo attivo, mentre l’80 per cento del saldo passivo si concentra in Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia.

Siamo di fronte a implicazioni sanitarie sociali etiche ed economiche che riflettono le diseguaglianze verticali e tra le stesse Regioni, ma soprattutto tra il Meridione e quella parte del Nord ricco e opulento.

È utile ricordare che questa balcanizzazione del Paese non porterà soldi alle casse delle Regioni menzionate.

Sarà un trasferimento possente di denaro nelle società finanziarie, che nel frattempo hanno spostato i loro interessi dalle attività produttive classiche alle crescenti richieste di interessi legati ai servizi sanitari. Gli stessi interessi della ex famiglia Agnelli, che non a caso ha lasciato l’industria manifatturiera per dedicarsi ad attività oltremodo remunerative come quelle legate al nomadismo sanitario.

Questo atto finale sarà la tomba del Sud e tuttavia rappresenta l’inizio della fine della Seconda Repubblica. È un crinale pericoloso perché esso avviene nel pieno di una fase di passaggio storico in cui si stanno ridisegnando i rapporti di forza internazionali. E l’Europa e l’Italia in particolare sono dentro una crisi politica, sociale e di prospettiva. L’austerità ha prodotto i suoi mostri”.

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