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Croce Rossa, interviene Valastro con l’Onu

"Troppo spesso gli operatori umanitari sono un bersaglio, la morte è parte della nostra quotidianità"

COMUNICATO STAMPA

Troppo spesso gli operatori umanitari e i Volontari sono un bersaglio, al pari, purtroppo, della popolazione civile. Sono presenti prima, durante e dopo una crisi. E sono esposti in prima persona ai rischi che derivano dai dalle zone di conflitto nelle quali operano. Finora, nel 2024, sono stati segnalati 393 attacchi contro operatori umanitari, di cui 370 contro operatori umanitari locali. 30 fra dipendenti e volontari della Croce Rossa sono stati uccisi mentre erano in servizio solo negli ultimi 9 mesi, in attacchi che hanno colpito la popolazione civile in generale. Altri ancora hanno subìto minacce, feriti gravi e periodi di detenzione mentre cercavano semplicemente di portare aiuto a quanti avevano bisogno. Quest’anno gli operatori umanitari di Palestina e Sudan hanno subìto l’80% degli attacchi totali. La morte è diventata parte della nostra quotidianità. Dovremmo tutti opporci con veemenza a questa normalizzazione. Gli operatori umanitari sono lì per aiutare; e non ci si dovrebbe aspettare che diano la vita per farlo”. Questo è parte del discorso di Rosario Valastro, Presidente della Croce Rossa Italiana, intervenuto nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York, all’incontro dal titolo “Building a better world together: the future of humanitarian action”.

L’azione politica e l’indignazione pubblica sono ampiamente incoerenti quando ci si riferisce a eventi che colpiscono il personale umanitario e i volontari – ha rimarcato Valastro -. Tutti noi possiamo e dobbiamo fare meglio in questo senso. Sono disperatamente necessari rinnovati sforzi politici per proteggere tutti i civili, compresi gli operatori umanitari. Le norme sono chiare, servono azioni concrete per garantirne l’attuazione. Inoltre, gli operatori umanitari spesso non dispongono delle attrezzature e dei dispositivi di base necessari per mitigare il rischio, come dispositivi di protezione, apparecchiature di comunicazione e veicoli sicuri. Vi invito ad agire per impedire che gli operatori umanitari impegnati sul territorio subiscano il peso degli attacchi. Anche perché, dobbiamo riconoscerlo, sono loro a fornire la maggior parte dei servizi essenziali, sono loro il fulcro di qualsiasi risposta umanitaria operativa e necessaria, prima che altri si attivino. È necessario riformulare le discussioni e le azioni garantendo il degli attori umanitari in ogni processo decisionale, al pari delle altre parti coinvolte”.

L’IFRC è una rete di società nazionali composta da 16,5 milioni di dipendenti e volontari. Sono queste, le comunità locali – i vostri vicini e amici – che sono lì per primi a sostenersi a vicenda. Hanno accesso alle comunità in quanto godono della loro fiducia e operano in modo fedele ai nostri Princìpi. Lo ripeto, perché è importante: sono presenti prima, durante e dopo una crisi. La nostra speranza è che questo evento, questa Assemblea generale delle Nazioni Unite, ci avvicini a una risposta migliore e più efficace alle crisi umanitarie”.

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