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Filo diretto America-Amatrice: la sensibilità in una tazza di ‘Gran Caffè’ aquilano

Il 26 settembre scorso, il gusto italiano dell’amatriciana, piatto tipico di una cittadina romana spezzata dalle grinfie di un evento tellurico, ha, con il suo profumo genuino, inondato le strade di un paese straniero. Amatrice. Quattro sillabe scure, oggidì. Scure anche fra i pensieri dell’America più intraprendente, laddove Michele Morelli ed il suo socio, il mastro gelatiere Stefano Biasini (che ha rappresentato l’Italia alla Coppa del Mondo di gelateria) sono tornati alla ribalta dei rumors di Philadelphia grazie ad un altro evento di coro e di piazza, questa volta, però, tratteggiato dal filo rosso, robusto ed irresistibile della solidarietà. Il suo nome? ‘A Dinner for Amatrice’ (una cena per Amatrice). Non è tardata ad arrivare, quindi, la vicinanza economica ed immateriale anche dall’altra parte del mondo. Un mondo, ad oggi conosciuto, che si è dimostrato attento e sensibile di fronte ad una sciagura delle più cruente che non trova ancora adesso un senso. I soci del caffè più buono di Philadelphia (Michele Morelli, Stefano Biasini e Riccardo Longo), quindi, hanno messo a segno, qualche sera fa, il gol più bello di tutti, in questo derby transoceanico: quello del rispetto assoluto verso un territorio che dovrà, da oggi, ricostruirsi daccapo, a poco a poco.

 

14555866_10207485000378854_739772489_nIl ‘Grazie’ che campeggia, gigantesco nel suo significato primordiale, in italiano, al di sotto delle foto scattate durante la serata – che hanno testimoniato la buona riuscita dell’evento di un’Amatriciana solidale in pieno american style – sta a significare che la solidarietà non ha idiomi di preferenza, ma che cammina con le gambe di tutti e che lavora con le braccia di ognuno. ‘Thanks to everyone that came out to support the city of Amatrice. We beat our goal of $10k and had some fun along the way. Grazie!’: questo il sentito ringraziamento espresso sui social, a caratteri cubitali, dai maestri della caffeina d’Abruzzo in America. Durante la serata di beneficenza all’amatriciana americana, sono stati raccolti ben 10 mila dollari: una lauta somma, questa, che fa sottintendere, a monte, anche un lauto guadagno spirituale, il quale, a sua volta, ha fatto un tutt’uno con quel senso di Italia e di Paese natio che non si è smorzato mai negli adottati americani, nemmeno dopo 150 rivoluzioni italiane andate a male. Michele Morelli, proprietario del ‘Gran Caffè L’Aquila’ assieme ai suoi soci, a Philadelphia, quindi, commenta questa generosità sul social network Facebook scrivendo: «Grande serata organizzata con l’amore e la passione che abbiamo per il nostro paese. Tra qualche giorno riporterò io personalmente l’assegno al sindaco di Amatrice. Ringrazio – continua a scrivere – tutti i nostri amici e clienti che hanno risposto in maniera grandiosa alla nostra iniziativa». Un’iniziativa che, senza dubbio, fa bene al cuore di uno spirito umile. «Per la bellezza di quattro anni, tempo fa, – ci racconta – lavoravo come pasticcere ed andavo a consegnare personalmente i miei dolci all’Hotel Roma di Amatrice, un punto focale della storia turistica del Lazio: quando seppi della tragedia occorsa, un pezzo del mio cuore si è offuscato per sempre, anche se mi trovavo, al momento della notizia, a tantissimi chilometri di distanza».

 

img_5018-1«C’è stata – continua Morelli nel suo racconto – una risposta di solidarietà incredibile, soprattutto negli ultimi giorni. Noi abbiamo riservato un’ala intera del nostro ristorante ‘Gran Caffè L’Aquila’ a Philadelphia proprio per dar vita al nostro patto di solidità di animi con i nostri fratelli italiani. Un lunedì, quindi, quello del 26 settembre scorso, gustato in maniera diversa, qui da noi, dove il cibo può vantare una storia ben precisa alle sue spalle. 70 coperti, quindi 70 persone in totale, hanno detto sì ad Amatrice; ciò ha significato solo una cosa: che la tragedia del Centro-Sud Italia ha scavalcato qualsiasi tipo di confine e campanile». Nessuna sciarada nel dietro le quinte della cena americana, nessun effettivo eccesso di pietas, ma solo il caldo abbraccio proveniente da un angolo dell’oltreoceano. Con un primo piatto rigorosamente sostanzioso di spaghetti all’Amatriciana ed una seconda portata che ha fatto rima con abbacchio alla cacciatora, la ricetta della solidarietà del ‘Gran Caffè dell’Aquila’, il 26 settembre, ha fatto centro anche in America. Ciliegina sulla torta, una kermesse di dolci tipicamente dal gusto abruzzese confinanti con lo squisito gelato al bocconotto ricotta e cioccolato (ricetta, questa, peraltro antichissima, risalente addirittura al 1700). Affettati, formaggi e bruschette al pecorino hanno, poi, finito col raccontare un viaggio della solidarietà in formato famiglia, acceso e non ancora spento da parte della squadra del ‘Gran Caffè’ aquilana. «L’incasso sarà interamente devoluto alla città di Amatrice, – afferma Morelli – quindi andrà al 100% in beneficenza. Abbiamo offerto – afferma ancora – una cena completa: antipasto con bruschetta al pecorino, tagliere con prosciutto e formaggi, amatriciana con gelato alla cipolla ed abbacchio alla cacciatora per dare sostanza ad una cena dall’alto significato sociale. Anche in questo caso, non abbiamo lasciato da parte la qualità culinaria che ci contraddistingue: la risposta da parte degli americani è stata incredibile: Amatrice, senza dubbio, ha trovato tantissimi altri amici in più, qui in America. Dagli italo-americani, inoltre, si è avuta una grandissima partecipazione emotiva, un qualcosa che mi ha davvero commosso. È proprio vero – conclude Morelli – l’affinità dell’anima batte di gran lunga quella geografica 10 mila volte. Tornerò personalmente in Italia, assieme ai miei due compagni di avventura per consegnare direttamente la somma raccolta al sindaco di Amatrice. Preferisco farlo io di persona: è un po’ come dire faccia a faccia il ‘ti amo’ alla propria metà del cielo; per telefono, quindi per via indiretta, non è mai la stessa cosa. La nostra solidarietà, però, non si esaurirà qui: vorremmo, di fatti, continuare a fare ancora tanto per Amatrice, perché la beneficienza dovrebbe, in molti casi, essere un’azione quotidiana, soprattutto da parte di chi ha vissuto il terremoto in un certo modo, come una sorta di schiaffo sul pieno viso». Morelli tornerà, infatti, in Italia nella giornata di oggi, lunedì, e il mercoledì della settimana seguente si dirigerà alla volta del paese terremotato. Il prezzo del menu per Amatrice è stato fissato per una somma totale di 148 dollari a persona, prezzo comprensivo di tasse e mancia. Immancabile, poi, ovviamente, il caffè di fine pasto, firmato dal team di Philadelphia d’Abruzzo for Amatrice. Un triangolo geografico, questo, (L’Aquila-Amatrice-Philadelphia), che non ha smesso di smuovere le acque nemmeno il giorno seguente all’avvenimento della famosa cena solidale. «Un costruttore di Philadelphia – afferma, infine, Morelli – il giorno dopo, è venuto da noi. Aveva sentito parlare del nostro evento per Amatrice, ma non aveva potuto prendere parte per impegni di lavoro. Ecco, nonostante non avesse goduto della cena, ha deciso comunque di contribuire alla buona riuscita del nostro progetto solidale, staccando lì davanti a noi un assegno di mille dollari. Noi gli abbiamo solamente prestato una penna. Amatrice non era espressamente conosciuta in America, anche se nel nostro menu, la pasta all’Amatriciana è sempre stata contemplata. Dopo questo triste evento, però, la popolazione americana ha ben capito la gravità del fatto occorso. Dall’oggi al domani, di fatti, Amatrice è divenuta una specie di star nera, un po’ come la nostra bella città di L’Aquila». Sicuramente Morelli, Biasini e Longo potranno essere un buon esempio, ad oggi, di ricostruzione post-sisma ben riuscita dell’anima. La fortuna, in fondo, va laddove vanno i coraggiosi. I 309 morti dell’Aquila, accanto ai quasi 300 morti del Reatino, fanno rumore, ancora adesso. E fanno rumore assieme. Ascoltarli è un dovere, un monito e un gesto di devota umanità.

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