Nella giornata di ieri, una donna residente nella provincia di Teramo, per l’ennesima volta, ha tentato di consegnare al marito detenuto della droga in occasione del colloquio. A dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria per voce del segretario Giuseppe Pallini. “La signora era stata già arrestata tempo addietro per lo stesso motivo. La donna aveva nascosto circa cento grammi di hascisc nelle parti intime ma non è sfuggito ai controlli da parte del personale addetto ai colloqui”, prosegue il sindacalista. “Dopo le attività di rito, è stata posta agli arresti domiciliari su disposizione dell’autorità giudiziaria teramana. Nella data odierna si è svolto il processo per direttissima con una condanna ad otto mesi. Il SAPPE si congratula con il personale e sollecita la direzione per un riconoscimento premiale per la professionalità dimostrata, ancora una volta”, conclude Pallini.
“Il SAPPE esprime piena soddisfazione per l’arresto: nonostante il personale in servizio presso il penitenziario di Teramo è sotto organico, ha intensificato la propria attività di intelligence; quindi, è doveroso un ringraziamento a tutte le unità in servizio presso le varie unità operative per il sacrificio quotidiano al servizio della Nazione”, commenta Donato Capece, segretario generale del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria. “È oramai continua l’azione di contrasto per l’introduzione, la detenzione e l’uso di telefoni cellulari e droga in carcere che vede quotidianamente impegnati gli uomini e le donne del Corpo di Polizia penitenziaria. È un fenomeno sempre più in crescita di quello dei tentativi di introduzione di sostanze stupefacenti a livello nazionale negli Istituti di pena che di materiale atto alle comunicazioni, come i telefonini. L’operazione è la testimonianza della professionalità della Polizia Penitenziaria, che oltre a partecipare attivamente all’opera di rieducazione e trattamento, svolge con abnegazione e competenza l’attività di Polizia”, prosegue. “Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia”, evidenzia ancora. “Per questo”, rimarca, “è fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per Teramo ma anche per tutte le altre strutture detentive abruzzesi. Il Corpo di Polizia Penitenziaria, a Castrogno e in tutta la Regione, ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità, ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori dal carcere”, conclude.
Comunicato stampa