“ll vento della guerra ci accompagnerà anche nell’anno che verrà. Il brindisi del 31 segnerà la “fine dell’innocenza” per un mondo in subbuglio alla ricerca di nuovi equilibri. Papa Francesco ci ricorda continuamente la forza della speranza, virtù cristiana e valore universale, cui ha esortato all’apertura delle Porte Sante di San Pietro, di Rebibbia e di Santa Maria di Collemaggio.
Non è più il tempo delle bandierine e dei soldatini spostati sulle mappe militari. Siamo nel tempo di una tecnologia bellica assai sofisticata e pericolosa per le possibili conseguenze che si riflettono sull’Europa, mettendo in crisi quella pax lunga più di settanta anni.
Non possiamo arrenderci all’insensatezza dei potenti. Come ci rivela il Pontefice, dobbiamo fare della speranza la nostra arma di distruzione della disumanità che serpeggia nel mondo. Tutto cambia, tutto si evolve e si trasforma, ma la speranza è un sentimento che ha in sé la forza rivelatrice e la potenza resistenziale di un umanesimo che non può e non deve arrendersi all’irreparabilità del male.
L’augurio per il 2025 è di poter godere della nostra città rinata, liberi dalla paura delle armi; di poter magari collaborare alla rinascita di altri territori distrutti, forti della nostra esperienza sul campo. Il 24 dicembre del 2009 la speranza rifioriva timidamente tra le macerie e le transenne della zona rossa con un brindisi tra “sopravvissuti”. A distanza di quindici anni la politica, la scienza, l’imprenditoria si confrontano sul “modello L’Aquila”, quale significativo riferimento di studio e di sistema burocratico-amministrativo virtuoso. Negli ultimi sette anni, il rito laico dell’aperitivo della vigilia ha conquistato in città nuovi spazi di aggregazione seguendo di pari passo la rigenerazione urbana, che ha esaltato il fascino di una rifioritura in una condizione, molto europea, di reciproco vantaggio tra l’antico e il contemporaneo. L’Aquila in questi ultimi anni ha vissuto molti cambiamenti che hanno consentito, tra difficoltà e contraddizioni, di trasformarsi da città chiusa a città aperta e plurale, anche grazie all’università, ai centri di ricerca internazionali, alle istituzioni culturali… Siamo in una fase di transizione tra un modo di essere città portatrice di storia – quindi riconoscibile e comprensibile – e la città che verrà. L’Aquila si sta evolvendo in quanto città contemporanea, rigenerata e ricostruita, pertanto temporaneamente nuova.
Dostoevskij nei fratelli Karamazov osserva che un viso è bello quando si percepisce che in esso stanno litigando Dio e il diavolo. E una città quando è bella? Probabilmente, quando garantisce la qualità della vita. Prendiamo ad esempio l’auditorium di Renzo Piano, una volta costruito, fu oggetto di critiche anche estreme. La fruizione da parte dei cittadini ne ha esaltato la bellezza, in perfetta armonia con l’ambiente circostante, facendone un edificio contemporaneo di significativo interesse architettonico.
L’augurio per il nuovo anno è di amare di più la nostra città, di darle la fiducia di cui ha bisogno, di viverla nella sua antica e moderna bellezza e – come ci insegna San Pietro Celestino – di essere più disponibili tra di noi, più collaborativi e accoglienti, sopra tutto in questo anno giubilare, sopra tutto all’Aquila, elevata a capitale della Pace e del Perdono da Papa Francesco.” Gli auguri del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi
Comunicato stampa