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‘Earthquake’: Melchiorre è libero, per gli altri cinque indagati scatta l’obbligo di dimora

Libertà per Angelo Melchiorre e obbligo di dimora per gli altri cinque arrestati nell’ambito dell’operazione, denominata ‘Earthquake’, che ha portato alla luce presunte tangenti per gli appalti legati alla ricostruzione post-sisma a Bussi e Bugnara. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, che ha accolto le richieste di revoca o sostituzione degli arresti domiciliari emessi a carico dei sei indagati il 13 ottobre scorso.

Nello specifico, il giudice ha revocato la misura cautelare emessa a carico di Angelo Melchiorre, il quale nei giorni scorsi si era dimesso dai suoi incarichi di responsabile tecnico del Comune di Bussi e di responsabile coordinatore dell’ufficio territoriale per la ricostruzione dell’area omogenea numero 5. L’obbligo di dimora è stato invece disposto per l’imprenditore Stefano Roscini, 49 anni, nato a Foligno e residente ad Assisi, l’ex colonnello dell’Esercito Giampiero Piccotti, 80 anni, nato a Gubbio e residente a Perugia, Angelo Riccardini, 55 anni, di Gubbio, Emilio Di Carlo, 54 anni, di Bussi sul Tirino, e Marino Scancella, 65 anni, di Bussi sul Tirino. Per Roscini, Riccardini, Di Carlo e Scancella il gip ha anche emesso il divieto temporaneo di esercitare l’ attività professionale.

I pm titolari dell’inchiesta, Anna Rita Mantini e Mirvana Di Serio, avevano dato parere negativo per tutti, tranne per Piccotti, per il quale si erano espressi favorevolmente per l’obbligo di dimora. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Pescara conta complessivamente 12 indagati. Le accuse, a vario titolo, sono associazione a delinquere, corruzione, concussione, turbativa d’asta e falso in atto pubblico. Le indagini del Corpo Forestale di Pescara hanno svelato quello che per gli inquirenti è un piano – così definito dagli stessi indagati nelle loro conversazioni – per gestire in modo unitario e sistematizzato l’attività edilizia sugli edifici danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009.

Per quanto riguarda Melchiorre, il gip pur confermando «la ferma ed impregiudicata sussistenza di gravi indizi di colpevolezza», ha revocato la misura cautelare in quanto «la sospensione delle funzioni svolte costituisce un apprezzabile segnale di sensibilità istituzionale che induce a rivalutare il giudizio sia sulla sussistenza di inderogabili esigenze attinenti alle future acquisizioni investigative, tenuto conto sia della rilevante attività investigativa sinora compiuta e del fatto che i rapporti che Melchiorre ha sinora potuto coltivare nell’esercizio della propria attività amministrativa subiranno un evidente indebolimento con evidenti conseguenze sulla sua possibilità di interferire con il personale e con la documentazione dell’ufficio e sia in merito al pericolo di reiterazione del reato risultando ad oggi impossibile per l’indagato, privato del contesto che si ritiene gli abbia consentito di realizzare le condotte delittuose, reiterare analoghe condotte».

Il giudice conferma anche il quadro indiziario a carico dell’imprenditore Roscini e sottolinea anche di «non poter accedere alla tesi secondo cui Roscini mai abbia fatto parte del consorzio Ges.Com, dovendosi rilevare come invece dalla documentazione acquisita nel corso delle indagini risulta che lo stesso fosse anzi organico alla struttura». Per quanto riguarda il foglietto trovato nell’ufficio dell’imprenditore dove compare la scritta ‘politica’ accostata alla cifra 5, il gip Sarandrea sottolinea di «non poter apprezzare le giustificazioni fornite dall’indagato» secondo cui l’appunto «sarebbe da ricondurre ad una vicenda estranea ai fatti di imputazione».

Sarandrea ritiene, tuttavia, che le esigenze cautelari siano «sensibilmente attenuate» e che l’obbligo di dimora e il divieto temporaneo dell’attività professionale «costituiranno adeguato impedimento alla realizzazione di ulteriori condotte delittuose e saranno in grado di impedirgli la possibilità di incidere sul materiale probatorio». Gravi indizi di colpevolezza confermati anche per Piccotti. Il giudice, tuttavia, ha disposto per l’ex colonnello l’obbligo dimora in quanto «le attuali e comprovate condizioni di salute dell’indagato meritano l’accoglimento dell’istanza».

Relativamente a Scancella, il gip osserva «che la versione fornita dall’indagato, secondo cui la sua attività si sarebbe limitata ad acquisire lecitamente commesse da parte dei titolari di immobili lesionati dal sisma ed a collaborare con tecnici in forza a ditte a cui sarebbe stato in seguito attribuito il compito di realizzare le opere, risulta smentita dalle risultanze investigative che hanno invece evidenziato la sua piena partecipazione nell’attività illecita». Nello specifico, il gip Sarandrea sottolinea come «l’indagato non abbia in alcun modo partecipato alla attività di progettazione degli immobili in questione» – ma reputa  – le esigenze di cautela sensibilmente attenuate». Infine, anche per Di Carlo e Riccardini il giudice, pur confermando il quadro indiziario, ritiene che le esigenze cautelari siano «sensibilmente attenuate».

Fonte: AGI

Foto di: PrimaDaNoi.it

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