«Esiste un’altra Italia dispersa nel mondo, basti pensare che a 150 anni dall’Unità, circa 30 milioni di cittadini italiani hanno lasciato il nostro Paese, un esodo di grandi dimensioni», è stato il tema delle migrazioni uno dei passaggi centrali del Presidente Giuseppe Di Pangrazio, che ha ricordato agli ospiti come gli Ambasciatori d’Abruzzo siano una parte della medaglia che ha avuto fortuna e che oggi rappresentano l’eccellenza italiana all’estero. «Ma se pensiamo ai grandi flussi migratori che hanno colpito il nostro Paese non possiamo dimenticarci i nomi e i volti dei sessanta abruzzesi coinvolti inesorabilmente nella miniera di Bois Du Cazier», nome tristemente noto per ricordare la tragedia di Marcinelle dell’8 agosto 1956.
Arrivando ai flussi del ventunesimo secolo: «Dobbiamo riflettere sull’esodo messo in moto da giovani con istruzione superiore che si riversano nei Paesi del nord-Europa cercando opportunità di lavoro corrispondenti alle proprie capacità professionali. Tra quei giovani, voglio ricordare – ha detto Di Pangrazio – la figura dolce e gioviale di Fabrizia Di Lorenzo, vittima due anni fa a Berlino del terrorismo. Tutti siamo consapevoli che le emigrazioni sono originate da una serie di fattori come l’assenza di condizioni esistenziale minime, la mancanza o la precarietà di un lavoro. A tutto ciò si sono aggiunte persecuzioni politiche e religiose, conflitti armati, esclusioni sociali, violazioni dei diritti umani. Ma sono profondamente convinto che tutti noi possiamo trarre profondi insegnamenti dalle situazioni di precarietà e marginalità vissute dagli emigranti italiani e abruzzesi del passato, per leggere bene cosa accade nel nostro tempo. Imparando a correggere il linguaggio aggressivo, violento e volgare, presente in questo e in altri campi della vita politica e sociale e rifuggendo la logica dell’intolleranza e del rifiuto che sta penetrando silenziosamente nelle nostre Città, nelle nostre case, nella nostra cultura. Affrontare responsabilmente i processi migratori, con verità e giustizia, significa perseguire la strada di un’intelligente operazione tra i popoli. Per operare queste riflessioni – ha concluso il Presidente – è necessario ripartire dalle esperienze di vita di chi ha lasciato il nostro Paese ottenendo successo e prestigio personale. Per questo gli Ambasciatori d’Abruzzo sono personaggi ‘speciali’, dei veri modelli di riferimento che hanno già mostrato di possedere le qualità e di saper raggiungere traguardi personali di eccezione, portando in alto il nome dell’Italia e dell’Abruzzo nel mondo».
Fonte e foto di: Ufficio Stampa Consiglio Regionale dell’Abruzzo