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Captazione acque, Cam contro Enel: si chiude una controversia lunga 20 anni

Una captazione d’oro, pomo della discordia fra due enti di fama. Dopo quasi 20 anni di tempo, è stata posta la parola fine alla ‘battaglia’ sull’acqua fra Enel e Cam, a sfavore di Enel. Scongiurato definitivamente, dalla Cassazione, «l’assalto multimilionario dell’Enel alle casse del Cam» (e di molti Enti abruzzesi e laziali) per il prelievo di acqua, dalle sorgente del Liri e del lago del Salto, destinata al consumo umano: a quasi venti anni di distanza, i giudici delle Sezioni riunite della Corte Suprema hanno messo la parola fine alle pretese risarcitorie di Enel in danno del Consorzio Acquedottistico Marsicano (e degli altri), subentrato nella gestione del ciclo idrico all’ex Casmez dal primo gennaio 1989. Sentenza storica e non solo per la durata della controversia legale segnata da ben 10 sentenze, ma anche per la decisione finale sfavorevole all’Enel che, molti anni fa, aveva vinto la causa contro l’ex Cassa del Mezzogiorno chiamata a pagare l’indennizzo fino al primo gennaio 1989.

La storia, come descritto in una delle due sentenze, cominciò allorquando ‘intorno agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso la Cassa per il Mezzogiorno iniziava a prelevare acqua per uso potabile da numerose sorgenti tributarie del bacino del Tevere, lungo il quale l’Enel aveva in precedenza installato alcuni impianti per la produzione di energia elettrica. Trattandosi di derivazione senza titolo concessorio l’Enel conveniva in giudizio la Cassa per il Mezzogiorno innanzi al Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche, in Roma, che condannava l’Ente al risarcimento dei danni fino al 1 gennaio 1989′.

Per gli anni successivi al 1988, l’Enel chiamò in causa il Cam, difeso dall’Avvocato Giorgio Sucapane, con atto di citazione risalente al 1996. Anni dopo, in prima istanza, il Tribunale delle Acque stabilì un danno complessivo di circa 25 miliardi di lire successivamente convertiti, previa rivalutazione e aggiunta di altri anni nel frattempo trascorsi, in 25 milioni di euro. Poi arrivò il primo colpo di scena: il Tribunale Regionale, mutando il precedente indirizzo, rigettò le domanda dell’Enel «sull’incertezza della illegittimità del prelievo di acqua per uso antropico e sulla insufficienza delle prove raccolte».  Via via fino al ‘the end’ della sentenza definitiva delle Sezioni riunite della Cassazione che – su parere conforme del Procuratore Generale – ha stoppato le pretese risarcitorie di Enel facendo «tirare un sospiro di sollievo al Cam, alle Regioni Abruzzo e Lazio e a numerosi Comuni marsicani».

Foto di: Rete 8

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