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‘Le ali’ dell’Aquila rialzano Amatrice: un presepe per rinascere

L’Aquila non dimentica. Sembra questa la sintesi di quanto avvenuto ieri, in mattinata, quando alcuni membri del gruppo di Azione Civica aquilano ‘Jemo ‘nnanzi’ si sono recati ad Amatrice, per consegnare alla sua gente un presepe. Un gesto, questo, che sa di affetto e che ha l’inconfondibile fragranza della vicinanza. Quella solidale vicinanza che regala, a malincuore, un comune destino di distruzione, spettato, prima, alla comunità di L’Aquila e, a distanza di qualche anno, poi, anche alla comunità di Amatrice.

«Ci tengo a fare una premessa: la comunità aquilana, dopo le difficoltà incontrate e dignitosamente affrontate, in seguito al drammatico fenomeno sismico del 2009, è perfettamente consapevole dell’importanza dei gesti simbolici, poiché questi ‘donano’ e trasmettono la possibilità di andare avanti, a chi vede la propria vita andare, giorno dopo giorno, in pezzi». Parole profonde, pronunciate con l’emozione di chi è stato toccato, in prima persona, dalla crudeltà del destino, e ha vissuto, per anni, nell’apocalisse fatta di macerie e sangue. Parole che appartengono a Cesare Ianni, componente del gruppo di Azione Civica, contattato dalla Redazione di InfoMediaNews.it.

«Ieri mattina, una delegazione del nostro gruppo è partita con destinazione Amatrice, con l’obiettivo di consegnare alla comunità suddetta un presepe», spiega l’uomo. Non si tratta, però, di un presepe qualsiasi, bensì di quello realizzato da Lucio Capri nel 2009, nel quale figurano anche i Vigili del Fuoco che soccorrono gli abitanti di case distrutte. «Per gli aquilani, Amatrice è una ferita che si riapre. Il loro dramma ci ha fatto tornare indietro nel tempo», confessa Cesare Ianni.

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Un’analoga sorte avversa a cui i cittadini hanno risposto con incredibili iniziative, pregne di un’umanità d’altri tempi. Proprio gli amatriciani, infatti, il 20 agosto scorso, avevano organizzato la ‘Notte Aquilana’, per ricordare, a distanza di anni, il dramma che aveva messo L’Aquila in ginocchio. «Quattro giorni dopo, un nuovo terrificante cataclisma ha fatto sparire lo splendido centro laziale di Amatrice».

Impossibile restare indifferenti. È nato, spontaneamente, negli aquilani, un sentimento di solidarietà per una comunità vittima, anch’essa, della furia cieca e incontenibile della natura. «Molte sono state le iniziative da noi portate avanti per aiutare concretamente Amatrice, ma, con il passare del tempo, se gli amatriciani stanno tuttora tentando di ricostruire non solo le loro case, ma, anche le macerie delle loro vite sospese, gli italiani, in generale, sono andati avanti per la propria strada». Del resto, i mesi passano, ma lo shock e la paura di chi ha vissuto quella tragedia da semplice spettato15622460_10210241122215848_6838638006964662329_nre, si dissolvono nel freddo vento invernale, lasciando spazio a più fresche folate di cronaca.

Oggi è dicembre anche ad Amatrice, e «dicembre è il mese del Natale, per questo ci siamo chiesti come sarà il Natale per la sua gente. La risposta a questa domanda è stata chiara fin dal principio a noi aquilani: un Natale d’angoscia. Allora, per regalare un po’ di serenità a chi sa di dover ricominciare da zero, abbiamo deciso di donare ad Amatrice un presepe; un semplice tentativo di portare anche solo un pizzico di magia del Natale, laddove non si crede più neanche alla forza della speranza».

«Il nostro desiderio è che gli amatriciani superino tutte le difficoltà del presente e abbiano la forza di ricominciare», precisa l’uomo. «Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, si è commosso dinanzi al nostro gesto. – conclude Cesare Ianni – Gli amatriciani hanno deciso, poi, di allestire il presepe davanti al container adibito a ufficio del primo cittadino, ponendo alla sua base la bandiera di Amatrice», ciò a dimostrazione dell’apprezzamento del gesto.

‘Jemo ‘nnanzi’ ha provato, quindi, a portare un po’ della sua filosofia e del suo spirito di sopravvivenza a chi vede, davanti a sé, solo le briciole della propria esistenza, ammassate tra calcinacci e polvere. L’augurio è che guardare la riproduzione, in miniatura, di una cittadina distrutta, ma rinsaldata dall’arrivo di una nuova vita, possa distogliere lo sguardo e il cuore dalla distruzione dintorno, e condurli sui ponti di una speranza, che neanche le scosse della terra possono distruggere.

 

Foto di: Facebook

 

 

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