Il coronavirus mette in ginocchio l’industria dolciaria italiana. Il mercato delle uova di Pasqua si appresta a vivere uno dei momenti più neri della propria storia: le ultime stime parlano di un calo del fatturato compreso tra il 30 e il 40%.
“Per aziende come la mia che hanno il 95% del fatturato concentrato nel periodo pasquale, il danno è gigantesco”, ha detto all’AGI l’imprenditore Luigi Giammarini. La soluzione per fronteggiare la crisi è quella di un’immissione di liquidità da parte delle banche in modo tale da e”sopravvivere fino alla prossima Pasqua” poiché il fatturato non consente di coprire i costi. “Ma negli ultimi decreti – aggiunge Giammarini – non ci saranno indennizzi a fondo perduto o sovvenzioni, quindi saremo costretti, i più fortunati che avevano il bilancio in ordine, a indebitarci con le banche”.
“Se tradizionalmente uova e colombe venivano acquistate come dono da portare ad amici e parenti – spiega all’AGI Mario Piccialuti, Direttore Generale di Unione Italiana Food – nei giorni dei pranzi e degli inviti di Pasqua, quest’anno il nostro auspicio è che le persone li acquistino per sé e per il proprio nucleo familiare”.
Il giro d’affari di dolci e uova di Pasqua è stimato in oltre 400 milioni di euro all’anno e tiene in piedi oltre 40 aziende italiane.