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A Pescasseroli nasce il coordinamento nazionale Anci Comunità e aree protette

Oggi i parchi e le aree naturali italiane non rappresentano soltanto un presidio per la difesa dell’ambiente e la tutela della biodiversità

Un evento strategico, il primo dopo molti anni, che ha posto le basi per una nuova collaborazione tra aree protette, Comuni e territori con la nascita del Coordinamento dei Comuni delle Aree Naturali Protette e delle loro Comunità: un ambizioso progetto di Anci, per coniugare lo sviluppo socioeconomico sostenibile con la conservazione e la tutela della natura e dell’ambiente.

È questo quanto emerso dall’iniziativa “Parchi e comunità in rete – Modelli di sostenibilità per lo sviluppo del paese”, la due giorni organizzata da Anci a Pescasseroli in collaborazione con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio, Molise e Federparchi.

Dal Friuli alla Sicilia, sindaci e rappresentanti dei Parchi, insieme ai tecnici dei Ministeri dell’Ambiente e dell’agricoltura e di ISPRA, oltre agli stakeholders coinvolti sul tema delle aree protette, si sono confrontati su importanti e imprescindibili sfide, che passano in primo luogo dai territori e dalle comunità locali, un momento di straordinaria emergenza climatica e post pandemica.

“Sono davvero orgoglioso di poter annunciare l’avvio del coordinamento delle Comunità delle Aree Protette di Anci – dichiara Antonio Di Santo, sindaco di Opi e rappresentante Anci – che nasce in stretta sinergia con la Consulta Nazionale degli Enti Locali di Federparchi, che ho l’onore di guidare. Creare una rete tra i Comuni appartenenti ai Parchi è una straordinaria opportunità”.

Attraverso il Coordinamento, può avere più forza anche l’interlocuzione con le Regioni ed il Governo, per le richieste più importanti e strategiche: ridurre lo spopolamento e sostenere lo sviluppo di questi territori, riconoscere il valore dei servizi ecosistemici con un sistema di compensazione dinamico, organizzare e finanziare i servizi necessari (Istruzione, sanità, trasporti, digitalizzazione) e costruire un ‘circuito virtuoso’ per il futuro.

Oggi i parchi e le aree naturali italiane non rappresentano soltanto un presidio per la difesa dell’ambiente e la tutela della biodiversità. In queste aree, che coprono il 22% del territorio nazionale, si trovano oltre mille Comuni dove vivono e lavorano migliaia di persone. E dunque possono rappresentare dei veri e propri laboratori delle politiche di sviluppo locale, grazie alla connessione con le comunità e le amministrazioni locali, anche per una gestione pattizia dei beni comuni all’interno di un sistema di regole condivise, per raggiungere insieme un obiettivo di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Chi già vive o sceglie di vivere nei territori dei parchi (come nelle aree interne o montane) deve trovare tutte le condizioni di poterlo fare al meglio. È necessario dare risposte alle richieste di carattere economico, sanitario, scolastico, di servizi: se vogliamo che questi luoghi meravigliosi esprimano le proprie potenzialità e non vengano abbandonati, ma anzi diventino luoghi attrattivi.

Per il presidente di Anci Abruzzo e sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, “queste due giornate sono state un opportunità per dare forza ai territori delle aree protette del nostro Paese. È stata una Agorà degli attori che vivono, lavorano, pensano in questa chiave. Daremo continuità al Coordinamento degli enti locali con il supporto e la sinergia con Federparchi”.

“Dobbiamo fare in modo che chi ci vive possa avere le stesse opportunità di chi vive nelle città e chi vive nelle città possa valutare la possibilità di trasferirsi”, precisa da parte sua il direttore di Anci Toscana Simone Gheri, delegato del Coordinamento.

Molti gli spunti e le prime priorità emerse dal confronto, che saranno alla base del lavoro del Coordinamento. Dal rinnovo del protocollo di collaborazione fra ANCI e Federparchi, ad un percorso di che di eventi verso la conferenza dei Comuni delle Aree protette all’assemblea nazionale di Anci a Genova; dalla creazione di una comunità di pratica, dove mettere a sistema buone pratiche dei Comuni con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, al lavoro sulla Strategia UE sulla biodiversità; dall’impegno sui servizi ecosistemici (soprattutto acqua, con l’ipotesi del possibile riconoscimento in tariffa di un contributo per i comuni sorgivi) ad un diverso parametro per distribuire i finanziamenti (non solo in base alla popolazione ma anche all’estensione territoriale); da nuovi meccanismi di incentivi alle imprese al rapporto tra parchi regionali e nazionali.

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