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A24-A25: gestione torna a Strada dei Parchi?

Decisione nelle prossime ore, oggi il Consiglio dei ministri

A24, stop ai mezzi pesanti fino a Colledara

Giorno della verità per la tormentata gestione delle autostrade abruzzesi e laziali A24 e A25: il Consiglio dei ministri, nella riunione di oggi l’ultima prima della pausa estiva, potrebbe riaffidarla a Strada dei Parchi, del gruppo industriale abruzzese Toto.

Col provvedimento verrà annullata la revoca in danno nei confronti di Sdp, per gravi inadempienze nelle manutenzioni di ponti e viadotti tali da mettere a rischio la sicurezza della infrastruttura e degli automobilisti, decisa il 7 luglio dello scorso anno dallo stesso Cdm a guida Mario Draghi che ha assegnato la gestione ad Anas.

Secondo quanto si è appreso, la proposta verrebbe inserita fuori sacco nel decreto Trasporti, dopo che nei giorni scorsi, nel corso dei confronti preparatori della riunione di domani, a causa di alcuni dissidi interni soprattutto tra vertici burocratici, era stato prima stato inserito e poi tolto dall’ordine del giorno.

Il provvedimento sancirebbe un accordo bonario tra le parti, una intenzione manifestata con atti ufficiali dallo stesso Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e vice premier, che sta seguendo direttamente la questione, e che vuole limitare i danni per lo Stato che ha già dovuto sborsare un risarcimento di 1,2 miliardi di euro per la revoca di una concessione in scadenza nel 2030, di cui 500 milioni di euro di provvisionale, oltre a correre il rischio di dover pagare ulteriori 1,1 miliardi, e poi altri danni di immagini e di chance se la Corte Costituzionale alla quale il tar del Lazio ha inviato gli atti del ricorso di Sdp contro la decisione del Governo Draghi.

Con il riaffidamento di una convenzione impugnata davanti ai giudici amministrativi da Sdp che ha sempre smentito ogni accusa di inadempienze, si chiuderebbe un serrato contenzioso tra la ex concessionaria, e lo Stato, in particolare il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che solo ultime settimane ha portato il Governo, su provvedimenti del Tribunale di Roma al quale si è rivolto Sdp con una diffida, ad approvare un decreto che assegna al privato l’indennizzo di circa 1,2 miliardi di euro per la revoca anticipata previsto nella norma approvata da Cdm Draghi. Lo stesso Tribunale che ha la competenza del concordato, ha imposto anche al Mit una provvisionale di 500 milioni di euro per i pagamenti di una parte dei creditori di Sdp, nel frattempo, a causa della revoca, andata in difficoltà tanto da dover chiedere il concordato in continuità al 100%.

Inoltre, il Mit rischierebbe di dover pagare altri circa 1,1 miliardi di euro, visto che una perizia dei commissari del concordato parla di un indennizzo di circa 2,3 miliardi di euro. Il braccio di ferro con lo Stato ha radici antiche: è cominciato dopo il crollo del ponte Morandi nell’agosto del 2018, e nei mesi scorsi ha fatto registrare due sentenze dei tribunali di Teramo e L’Aquila che hanno scagionato con formula piena i vertici di Sdp dall’accusa di aver messo a rischio crollo ponti e viadotti, smentendo quindi il presupposto su cui poggia la revoca in danno di Draghi.

A volere la chiusura di questa vicenda sarebbe lo stesso Matteo Salvini, che da alcune settimane sta seguendo direttamente la questione e che ha chiesto ai vertici dirigenziali di avviare la trattativa con Strada dei Parchi (la istanza del Mit è stata manifestata con una lettera del 24 luglio), e che ha condotto direttamente riunioni operative interne per cercare un accordo transattivo. Salvini in queste ore è impegnato a disinnescare lei ultime resistenze, in particolare dei dirigenti “draghiani”, per chiudere una partita che ha portato ad un centinaio di contenziosi tra Stato e Spa privata.

Con il riaffidamento, secondo quanto si è appreso, il Governo non sarebbe più esposto al pagamento dell’altra parte del risarcimento e gli eventuali danni se dovesse soccombere nel pronunciamento della Corte costituzionale. Sempre stando alle informazioni che trapelano, Il Mit inserirebbe nella norma l’intesa sul rinnovo del piano economico finanziario, assente dal 2014, nel quale sono previste nuove regole sulle tariffe e il grande programma per la messa in sicurezza sismica delle due arterie, come previsto dalla legge di bilancio del 2012 nella quale dopo il terremoto dell’Aquila del 2009 si considera le autostrade strategiche in caso di calamità naturali e quindi per esigenze di protezione civile. In riferimento ai lavori, nei vari progetti dei due commissari si parla di almeno 2,2 miliardi di euro, che per contratto verranno affidati in house alla concessionaria, una azione che salverebbe un gruppo che conta 1.100 dipendenti.

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