L’Abruzzo resta in zona arancione.
Nel monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, infatti, la classificazione complessiva di rischio viene giudicata “non valutabile” e quindi “equiparata a rischio alto” a causa di una serie di ritardi nelle attività di monitoraggio e nella comunicazione dei dati, così come segnalato nel report.
Il monitoraggio rileva una riduzione dei nuovi casi, a fronte di un aumento dei focolai, con l’indice Rt che scende a 0.74. Il report, relativo al periodo 24-30 gennaio, segnala però “allerte relative alla resilienza dei servizi sanitari territoriali”.
Proprio per questo la classificazione della regione, considerata a rischio alto, non cambia.
Alla luce dei dati odierni, il tasso di occupazione dei posti letto sale al 18% (+1%) per le terapie intensive e al 37% (+1%) per l’area non critica, a fronte di soglie da zona arancione rispettivamente del 20 e del 30%. Un indicatore su tre – quello delle terapie intensive – torna dunque su valori compatibili con
la zona gialla.
L’incidenza settimanale dei contagi per centomila abitanti continua a scendere e arriva a 1.457 (soglia limite 150).
Gli ultimi numeri confermano il trend in calo: nell’ultima settimana i nuovi casi sono stati 18.661, con una variazione del -20,51% rispetto ai sette giorni precedenti.
In aumento, però, i ricoveri complessivi, che crescono del 15% su base settimanale e del 21% in due settimane, seppure a fronte di una riduzione delle sole terapie intensive, che scendono del 20% rispetto a
sette giorni fa e dell’8% rispetto a due settimane fa.
I decessi dell’ultima settimana sono stati 37, in calo rispetto ai 55 della settimana precedente.