“Io temo che avendo accumulato un ritardo di 4-5 mesi e non avendoci messi in condizione di reggere l’urto, tra 10-15 giorni questo tema delle zone a colori sarà superato perché saremo tutti in zona rossa“.
È quanto dichiarato dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in una intervista alla trasmissione Rai “Oggi è un altro giorno”, andata in onda ieri pomeriggio.
“Non faccio polemica anche perché non pretendo di saperne di più del Comitato Tecnico Scientifico o dell’Istituto Superiore di Sanità, potrei mettermi a discutere del fatto che ci sono almeno quattro o cinque regioni che hanno un indice RT superiore alla nostra o un indice anche di occupazione dei posti letto, o di incidenza sulla popolazione residente che si trovano in zona gialla”, ha spiegato.
Marsilio, ricordando le cose fatte in questi mesi, ha precisato: “In meno di 7 giorni sono riuscito a consegnare i cantieri per l’ospedale Covid di Pescara e per il G8 dell’Aquila, abbiamo realizzato più di 250 posti letto, che fino ad oggi ci hanno salvato”.
“Le persone – ha proseguito il governatore – possono uscire di casa anche nelle zone rosse e andare in giro con la mascherina; respingo l’idea che le Regioni abbiano fatto confusione o lavorato contro il Governo perché non è vero, tutte le Regioni hanno condiviso, sempre in questi mesi, proposte e soluzioni”.
Tuttavia, ha precisato il presidente “il Governo consulta le Regioni ma, anche quando vengono presentate proposte all’unanimità, tre volte su quattro vengono prese decisioni diverse, spesso contrarie a quanto richiesto dalle stesse Regioni”.
“L’intera Italia è in ritardo – ha precisato – perché se a maggio, quando è stato fatto il decreto legge, ci avessero dato i soldi e i poteri per attuare gli interventi in modo diretto, oggi avremmo avuto decine e decine di posti letto di terapia intensiva, sub intensiva, reparti di malattie infettive capaci di resistere più a lungo a questa seconda ondata; invece si è scelta la linea sovietica della programmazione quinquennale e quindi abbiamo dovuto attendere i pareri dei ministeri, della corte dei conti, delle ragionerie e del commissario di governo”.
Un caos burocratico che, secondo Marsilio, ha rallentato l’intero processo: “In 30 giorni non si fanno i lavori perché l’edilizia è una cosa seria e non possiamo dare una ‘romanella’ (passata di bianco sui muri) dentro i reparti degli ospedali per far finta di averli fatti prima di Capodanno”.
Infine, il presidente ha chiesto di “accelerare interventi di messa a disposizione delle risorse, di velocizzare i lavori per evitare alcuni passaggi che risultano incompatibili con una economia di guerra“.
“In guerra – ha concluso – bisogna mettere in condizione l’esercito di poter lavorare”.
“Le prime ore trascorse come regione arancione non sono state particolarmente diverse da quelle in cui l’Abruzzo è stata classificata come regione gialla. L’unica differenza la pagano i titolari di bar e pasticcerie ed i ristoratori, i cui locali devono rimanere chiusi per tutto il giorno”, ha dichiarato, questa mattina, il presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio, intervistato dall’emittente televisiva Vera Tv.
L’indice RT di contagio da Covid-19, secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, vede in Abruzzo superare la soglia dell’1,5 mentre le terapie intensive hanno letti occupati per oltre il 30 per cento.
“Credo che non sia solo l’Abruzzo a doversi preoccupare che il colore possa cambiare nuovamente – ha proseguito Marsilio – a rischiare è l’intera Italia. Se dovessi fare un pronostico, la mia sarebbe una previsione pessimistica. Infatti, – ha aggiunto – è nostro dovere parlare chiaro. Con questo ritmo di contagi e di accessi negli ospedali, da qui ad una settimana, massimo dieci giorni, tutto il Paese sarà in zona rossa. Se saranno mantenute le regole attualmente in vigore nelle attuali regioni rosse, ci sarà la chiusura di tutti i negozi ma si continuerà ad andare al lavoro nelle fabbriche e negli uffici dove non è possibile lavorare in modalità agile. Inoltre, verrà attivata la didattica a distanza nelle classi seconde e terze delle scuole medie”.
A tal proposito, il presidente Marsilio fa appello al senso di responsabilità dei cittadini abruzzesi chiedendo la collaborazione da parte di tutti nel rispetto delle regole.
“L’obiettivo – ha sottolineato – è quello di evitare la scenario più pesante. La speranza è che si possa arrestare la diffusione del virus e, in ogni caso, che si possa invertire la curva dei contagi. È chiaro – ha continuato – che, se ogni giorno vengono ricoverate in ospedale 20-30 persone e 2-3 di queste finiscono in terapia intensiva, è evidente che di fronte a noi abbiamo un tempo limitato, terminato il quale gli ospedali esauriranno la loro capacità di cura e saremo costretti ad adottare dei provvedimenti per evitare di dover effettuare delle scelte tragiche come quella di non poter curare le persone più fragili”.
Riguardo al piano di rafforzamento del sistema sanitario alla luce della recrudescenza della pandemia, Marsilio ha chiarito che “dall’8 ottobre, giorno in cui ci è stata data le delega, siamo partiti di gran carriera. In poche settimane, abbiamo già esperito tutte le gare di progettazione, soprattutto in riferimento alla Asl di Teramo. Sono stati già affidati molti lavori, stanno per aprire i cantieri, anzi alcuni sono stati già aperti per mettere tutti i pronto soccorso in condizione di accogliere in sicurezza i pazienti, potenziare i posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva dedicati alle malattie infettive e raggiungere una maggiore capacità di gestione dell’emergenza” Anche riguardo alla tematica dei tamponi effettuati nei lavoratori privati, la posizione di Marsilio è più che mai chiara.
“La diagnostica legata ai tamponi è una questione molto seria – ha ribadito – non è che la possa eseguire un qualunque laboratorio. Esistono delle leggi e delle regole che garantiscono la sicurezza nell’effettuazione di queste analisi. I laboratori privati che hanno i requisiti per poter essere accreditati ed inseriti nella rete dei laboratori, – ha affermato – lo possono già fare o lo hanno già fatto. C’è un caso, l’unico per ora in Abruzzo, di una realtà aquilana che ha presentato per tempo al Comune dell’Aquila una domanda di autorizzazione. Domanda che è stata trasmessa alla Regione che, poi, l’ha inoltrata al competente Istituto Superiore di Sanità ed alla fine di questa procedura è arrivato l’accreditamento della struttura. Si tratta di una passaggio importante – ha concluso Marsilio – per garantire al cittadino non solo che il risultato dell’esame è attendibile ma che soprattutto nessuno rischia di essere contagiato”.