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Abruzzo, bilancio dell’agroalimentare: sale l’export del vino, in calo invece le maggiori produzioni nostrane

 

Calo delle maggiori produzioni a causa del clima pazzo ma aumento dell’export relativamente al vino, oltre duecento giovani neo-insediati di cui il 42% donne e meno infortuni sul lavoro. Ma soprattutto una maggiore attenzione del consumatore abruzzese all’origine del cibo, per lo più per i beni di maggiore consumo. Uno prima di tutti: la pasta. È il bilancio dell’agroalimentare dell’Abruzzo 2017, presentato ieri mattina nel padiglione del porto turistico del Marina di Pescara da Coldiretti alla presenza di oltre 1000 agricoltori, insieme a decine di sindaci e amministratori che si sono riuniti per l’incontro intitolato simbolicamente “Coltiviamo un grande amore: l’Italia”. Lo slogan, usato per la campagna di tesseramento del 2018, è stato il fulcro della mattinata in un padiglione straripante di bandiere e di imprenditori che hanno passato in rassegna l’anno che volge al termine. Presenti il presidente di Coldiretti Abruzzo Domenico Pasetti, il direttore Giulio Federici, la presidente di Pescara Chiara Ciavolich che ha fatto gli onori di casa, il presidente di Coldiretti Chieti Sandro Polidoro e di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani, ma anche l’assessore regionale Dino Pepe, il professor Ettore Cianchetti dell’Istituto senologico Abruzzese (ISA), e tantissimi soci molti dei quali sono intervenuti e hanno parlato, per mettere “sul piatto” le problematiche più stringenti del settore.

A partire da quella che, forse più di tutte, ha caratterizzato l’anno 2017: il futuro della cerealicoltura abruzzese che, su una superficie totale a cereali di 87 mila ettari (di cui 34.500 ettari a grano duro per una produzione di circa 1.400.000 quintali per un valore di circa 35milioni di euro) vede operare circa 20mila aziende che quest’anno hanno regalato un grano eccellente per tutti gli indicatori qualitativi ossia colore, vitrosità, glutine, peso specifico e proteine. Un settore dalla grande potenzialità ma al centro di una querelle ben più ampia che negli ultimi mesi ha coinvolto pastai e grande industria e che riguarda anche il posizionamento dell’Italia circa l’approvazione dell’Ue del trattato di libero scambio Ceta (da cui senz’altro scaturirà una maggiore importazione di grano estero) e della prossima entrata in vigore del decreto sull’origine della pasta che da febbraio dovrà essere obbligatoriamente indicata in etichetta.

«Un importante decreto su cui è stato tentato il ricorso, perso, al Tar del Lazio da parte dei pastai – ha evidenziato nell’incontro Federici – c’è da chiedersi come mai, in un momento in cui i consumatori si schierano a favore dell’etichettatura obbligatoria, centinaia e centinaia di Comuni deliberano contro il Ceta e l’Italia conferma la posizione precauzionale sul glifosato, ci siano forze contrarie che mescolano le carte in tavola e creano una confusione strumentale».

A preoccupare Coldiretti, come ha rimarcato il presidente Pasetti, è anche l’accordo sul grano proposto dal presidente di Aidepi Paolo Barilla. «Non si può firmare un accordo che denigra la qualità del grano italiano senza dire una parola sulle importazioni di un milione di tonnellate di grano dal Canada trattato in preraccolta con glifosato, accusato di essere cancerogeno e per questo vietato in Italia – ha evidenziato Pasetti ricordando che per Coldiretti – la battaglia del grano continua fino a quando non sarà garantito un prezzo equo agli agricoltori e non saranno assicurate informazioni complete e trasparenti ai consumatori». La posizione di Coldiretti Abruzzo sul discorso grano è chiara: NO all’importazione del grano da Paesi in cui è consentito l’uso di prodotti vietati in Italia in cui vige il “principio di precauzione” per questioni di salubrità e sicurezza alimentare; NO a finanziamenti pubblici, anche regionali, a chi non si impegna concretamente per la valorizzazione del made in Italy dal campo alla tavola e per la salvaguardia dell’economia agricola territoriale; SI a processi produttivi della pasta italiana ottenuta principalmente con il grano locale equamente retribuito. «Dalla nostra parte – ha aggiunto Federici – ci sono sia i consumatori che le pubbliche amministrazioni, come dimostrano i risultati della campagna #noCeta che in Abruzzo ha avuto il sostegno della Regione e delle 4 Provincie oltre che di ben 197  Comuni che finora hanno già deliberato ufficialmente contro il CETA. Nel caso della provincia di Teramo, i comuni a deliberare sono stati addirittura il 100%. La nostra battaglia continua – ha aggiunto Federici – e la vinceremo».

Nel corso dell’incontro è stata inoltre comunicata una buona notizia: il primo accordo di filiera siglato da Consorzi agrari di Italia, sotto la regia di Coldiretti, con il gruppo Casillo per l’acquisto di 6 milioni di quintali di grano (3 milioni di tenero e 3 milioni di duro) rigorosamente biologico provenienti dal Centro sud Italia, Abruzzo compreso. Si tratta del primo importante accordo di filiera di grano biologico che prevede un guadagno minimo per l’agricoltori pari a 34 euro/quintale. «Un primo passo per la rivalutazione del grano italiano e anche abruzzese – dice Coldiretti Abruzzo – ma non l’unico che si dovrà fare per la cerealicoltura».

 

Ma vediamo anche gli altri elementi del bilancio 2017 sull’agroalimentare presentato da Coldiretti Abruzzo questa mattina.

CLIMA E SICCITA’. Iniziato con una straordinaria nevicata accompagnata dal sisma di gennaio (che ha provocato milioni di danni diretti ed indiretti) e continuato dalla persistente siccità che ha caratterizzato un calo della produzione, il 2017 sarà ricordato forse come l’anno horribilis dell’agricoltura abruzzese. È stata stimata nel settore orticolo una perdita di ricavi, solo relativamente alla Marsica, di oltre duecento milioni di euro danni con un calo di produzione fino al 50% nell’area di Avezzano e nella piana del Fucino. Oltre agli ortaggi, le perdite sono state registrate anche per olio e vino, che evidenziano un decremento produttivo tra il 20% e il 30%, e sulla zootecnica con un crollo del 20% e a molte produzioni secondarie: -80% i tartufi e -50% il miele.

NUOVE AZIENDE. Nonostante i numerosi ritardi registrati sul fronte burocratico, con il primo bando del Programma di sviluppo rurale 2013-2020, il 2017 ha sfornato oltre 200 giovani agricoltori under 40. Si tratta di una nuova linfa vitale per un settore che, in Abruzzo, sta cercando sempre più di diversificarsi in linea con quanto previsto dalla legge di orientamento. Non si tratta di aziende agricole semplici, ma di vere e proprie imprese che puntano alla trasformazione della materia prima attraverso la creazione di aziende sempre più strutturate. Una curiosità importante: su 208 domande di nuovo insediamento ammesse a finanziamento ben il 42% provengono da donne. Certamente sul dato ha influito il maggiore punteggio previsto dai regolamenti comunitari ma è anche vero anche si riscontra in Abruzzo una certa “vivacità delle aziende femminili” e il settore agricolo è forse quello più in linea.

EXPORT. L’indice delle esportazioni segna situazioni discordanti e, in linea generale, in Abruzzo nel 2017 si sono registrati alcuni campanelli di allarme. Ma la situazione non riguarda il prodotto per eccellenza: il vino. Che ha fatto segnare un più 8 per cento nell’ultimo anno e un più 10 per cento nel primo trimestre del 2017. Un segno molto importante su un prodotto che è diventato simbolo della nostra regione e che è ormai conosciuto in tutto il mondo.

INFORTUNI. Nell’ultimo quinquennio, dal 2012 al 2016,  in Abruzzo si è registrato un calo del 20% degli infortuni in agricoltura. Un trend che è confermato dai primi dati del 2017 in cui, nel periodo compreso tra gennaio e ottobre, sono stati denunciati 1229  infortuni a fronte dei 1306 relativi allo stesso periodo del 2016. Il calo delle denunce di infortunio in agricoltura è comunque in linea con gli altri settori economici ed è il risultato di una grande opera di informazione e sensibilizzazione degli agricoltori sulla nuova normativa sulla sicurezza che ha portato le aziende a fare una serie di adempimenti specifici per poter prevenire gli incidenti anche grazie ai corsi di formazione obbligatori. Ma  ovviamente c’è ancora molto da fare a causa degli ancora troppo numerosi incidenti mortali.

 

«Un anno decisamente particolare non solo per l’Abruzzo ma anche per tutta Italia – sottolinea Coldiretti Abruzzo- che ha regalato luci e ombre ma sicuramente anche tante prospettive per un settore comunque caratterizzato da un importante dinamismo in un mondo sempre più interessato al cibo e all’agroalimentare. Sicuramente tra i dati positivi del 2017 c’è anche l’entrata in vigore dell’etichetta del latte uht e dei formaggi, che segna un ulteriore tassello sulla strada della trasparenza percorsa e voluta da Coldiretti a favore dei consumatori e delle imprese. Da un punto di vista prettamente regionale, l’auspicio è che il 2018 sia caratterizzato da uno snellimento burocratico e dalla maggiore efficienza degli uffici regionali che purtroppo incide sulla vita delle imprese più dinamiche».

 

 

 

 

Fonte e foto Federazione Regionale Coldiretti Abruzzo

 

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