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Acqua Santa Croce, chiesto concordato

La società del patron Colella ha richiesto il concordato preventivo per far fronte agli ingenti debiti nei confronti del Fisco

La storica controversia intorno alle ambite acque minerali di Canistro e alla Santa Croce srl si arricchisce di un nuovo capitolo. Sulla base di una visura camerale del 14 aprile, accessibile al pubblico, emerge che la società del patron Colella, dal 27 gennaio scorso in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta, si trova nelle secche di una procedura prefallimentare. La società, a causa di ingenti debiti, soprattutto nei riguardi del Fisco, si trova in uno stato di insolvenza, che è la condizione – come recita l’art. 5 della legge Fallimentare – di chi non è più in grado di soddisfare le proprie obbligazioni regolarmente. Di qui la richiesta rivolta dalla stessa società alla sezione fallimentare del Tribunale di Roma (ove ha la sua sede legale) di ammissione al concordato preventivo, proposta il 21 marzo 2022 (con num. di Ruolo Generale 23/2022). In particolare, come si legge nella visura camerale, la Santa Croce ha presentato una domanda di “omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti ovvero,.. in subordine, di una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale, ..e, in ogni caso, la proposta di trattamento dei crediti tributari e contributivi”.

Proprio i debiti tributari, si direbbe, sono il tormentone della Santa Croce, atteso che tra violazioni definitive e contestate, i debiti nei confronti del fisco ammontano a circa 34 milioni di euro, come emerso dal documento dell’Agenzia delle Entrate del 24 maggio 2021 prodotto dalla regione Abruzzo nel contenzioso pendente avanti al Consiglio di Stato. Anche il comune di Canistro vanta verso la società un credito di 1.800 mila euro.

A gestire questa fase, dedicata a verificare la sussistenza dei presupposti in capo alla Santa Croce per essere ammessa al concordato preventivo, sarà il commissario giudiziale avv. Giorgio Lener, nominato dal Tribunale di Roma, che esaminerà la relazione sullo stato di insolvenza della società ed ascolterà i debitori che si faranno avanti, mentre la parola finale spetterà al Giudice, dr.ssa Bordo Caterina. Ineludibile la domanda sulle conseguenze di questa situazione per le concessioni di Canistro.

La normativa nazionale (codice degli appalti) in tema di procedure ad evidenza pubblica parla chiaro, se non vi è il possesso dei requisiti di regolarità fiscale e contributiva si è esclusi dalla gara e dall’eventuale aggiudicazione. La Santa Croce, infatti, ha già visto annullata l’aggiudicazione della gara per la Sant’Antonio Sponga dal Tar dell’Aquila nel giugno 2021 su ricorso proposto dalla San Benedetto Acque Minerali spa, a motivo anche di violazioni fiscali accertate in sede di giudizio, come documentate in quella sede dal comune di Canistro.

La sentenza del Tar abruzzese è stata poi appellata dalla società, e si attende la sentenza del Consiglio di Stato. Per quanto riguarda la più piccola fonte Fiuggino, la legge abruzzese sulle acque minerali, all’art. 50, stabilisce la decadenza dalla concessione già attribuita, fra l’altro, “in caso di violazioni gravi e definitivamente accertate rispetto agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali, previsti dalla normativa nazionale o regionale”.

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