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Addio a Nicola Irti, avvocato dal cuore grande: soldato della legge e della solidarietà

Pieno di vita, esperto dottore in legge, uomo dall’animo puro, senza macchie, campione di solidarietà e di beneficienza. Molte sono le descrizioni che si potrebbero dare di Nicola Irti, noto avvocato di origini avezzanesi, ma residente a Roma, deceduto nella nottata di ieri.  La morte è arrivata come un fulmine a ciel sereno per il figlio del celebre accademico Natalino Irti. Il cuore di Nicola, infatti, ha smesso di battere all’improvviso. Si trovava a Roma, città in cui esercitava la sua professione in un prestigioso studio legale, quando è stato colpito da un malore, che lo ha colto nel sonno.

Si veste a lutto l’intera Marsica, ora orfana di un suo figlio spesso lontano, ma solo fisicamente. Perché Nicola Irti, pur vivendo e lavorando nella Capitale, non perdeva mai l’occasione di tornare ad Avezzano, sua città natale. L’avvocato ha speso la sua esistenza tra la passione e la dedizione alla Legge, ereditate dal padre, e le iniziative di beneficienza, tese ad aiutare quanti si trovavano a vivere nella miseria. È volato via, quindi, un angelo dei bisognosi, amato e stimato da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo lungo il cammino della vita.

«Nicola per me è stato un fratello», a parlare è Aurelio Irti, cugino dell’avvocato Nicola. «Essendo lui figlio unico, infatti, ha sempre cercato e visto in me un vero e proprio fratello, mostrandomi un incredibile affetto, sentitamente condiviso da parte mia». Nicola, purtroppo, oggi non c’è più. La dura legge della vita, che prevede un’ineludibile fine, non ha risparmiato un uomo d’altri tempi, che aveva fatto della solidarietà verso gli altri un autentico mantra.

L’avvocato Irti ha abbandonato una terra abitata per soli quarantasette anni, lo ha fatto, però, lasciando il segno. È immensamente grande, di fatti, l’eredità lasciata da Nicola, non quantificabile in numeri e banconote, bensì in gesti e opere di bene di cui l’uomo è stato costantemente autore. «Non c’è bisogno di particolari parole per raccontare la persona che era mio cugino – continua Aurelio Irti – Parlano da sé le numerosissime iniziative benefiche e solidali per le quali egli si è sempre impegnato. Ultimo, in ordine di svolgimento, il Concerto al Teatro dei Marsi, nella sua Avezzano, il cui ricavato è stato destinato ai paesi terremotati del Teramano».

Un’umanità, la sua, che non conosceva limiti né pregiudizi, neanche verso chi ha commesso un errore e si trova prigioniero, dietro una fredda grata di ferro, a pagarne le conseguenze. «Spesse volte Nicola ha organizzato alcuni spettacoli musicali o teatrali all’interno del carcere di Rebibbia, a Roma. La Casa Circondariale ospita, per la maggior parte, ergastolani, quindi l’obiettivo di mio cugino era cercare di regalare qualche ora di svago a persone che non avrebbero mai avuto indietro la propria libertà».

Tra impegni solidali e future trattative lavorative con i cinesi, la piena esperienza di vita di un’anima grande, quale quella di Nicola Irti, è stata spezzata in una notte di marzo. Non è stata ancora stabilita la data dei funerali, che si terranno, però, con ogni probabilità, a Roma, nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli. Moltissimi saranno i presenti, per dare l’ultimo saluto a chi ha onorato la sua vita, mai spoglio di un pensiero per gli altri.

 

 

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