Quando si partorisce, si partorisce due volte. La prima volta, viene al mondo un figlio; la seconda, il gusto di un’esperienza straordinaria nuova, capace di cambiare per sempre il corpo delle donne e la loro idea di femminilità. L’elisir di lunga vita, nella conca marsicana d’Abruzzo, ha le sembianze di una miscela di sensazioni oculate, composta per il 50% da protossido d’azoto e per la restante parte da ossigeno. Tante donne, tra mamme in dolce attesa per la seconda volta e neomamme appena subentrate nel mondo quasi parallelo della maternità, posseggono un’idea del parto squarciata a metà. Prima, di fatti, avviene lo sconcerto, la paura, il terrore del dolore relativo al travaglio e solo successivamente, il miele candido del pianto di un neonato appena venuto alla luce grazie al parto. Miele dolce come dolce può essere la vita che prende coscienza di sé stessa. Grazie al dottor Ruggeri, primario del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Civile di Avezzano, però, dal giorno 22 luglio scorso, la parte ‘dolorante’ del travaglio, sarà solo un ricordo lontano. È stata resa disponibile, di fatti, l’utilità della miscela del protossido d’azoto, ossia di un gas capace di ottundere le ferite fisiologiche fisiche, ma soprattutto, psichiche, relative al parto di un bimbo.
Dopo nove mesi di dolce attesa, quindi, arriva, finalmente, il dulcis in fundo. «Solo nel mese di luglio, nel nostro Reparto, abbiamo contato un numero di parti pari a 123 totali. Tutti bimbi nati sotto il sole e sotto il segno del leone, quindi. Fra queste mamme, alcune di loro, di buon grado, hanno scelto di essere protagoniste prime della pratica del cosiddetto parto ‘mite’», specifica il noto primario di Avezzano. «Si tratta, in realtà, – continua il primario – di una tecnica nemmeno poi così tanto innovativa, poiché veniva già utilizzata, di fatti, ampiamente nei locali dei vari Pronto Soccorso della zona nostrana, capace di alleviare i dolori dei bambini che, ad esempio, dovevano essere sottoposti ad operazioni di sutura. Questa miscela di gas abbassa di molto la soglia del dolore e consente, quindi, di poter sopportare meglio un’operazione ospedaliera del genere. Inoltre, è una tecnica assolutamente non invasiva; senza contare che è la donna stessa partoriente a decidere quanto, come ed in che quantità utilizzare questo supporto del tutto al femminile», avverte il dottore.
Occorre, però effettuare una piccola distinzione di fondo: esiste, cioè, la Partoanalgesia, ossia la vera e propria dinamica del parto indolore effettivo, la quale spetta unicamente all’anestesista, effettuata attraverso l’introduzione di un catetere nello spazio peridurale, il cui accesso è consentito grazie all’inserimento di un apposito ago: questa metodica toglie completamente il dolore alla gestante, perché permette di somministrare dosi di farmaco a seconda delle esigenze riscontrate. Ciò che esiste, invece, ad Avezzano, a partire dal 22 luglio, è una via di mezzo, che si avvicina, però, molto, per effetto, alla Partoanalgesia stricto sensu. Il dolore connesso all’atto del parto viene, cioè, ridotto attraverso la somministrazione, per via inalatoria, di una miscela fatta per il 50% di protossido d’azoto e per il restante 50% di ossigeno. Questa somministrazione la gestisce in maniera assolutamente autonoma la paziente stessa». Il funzionamento, quindi, è legato prettamente alla presenza, vicino al letto della gestante in questione, della bombola del gas, con maschera inclusa. «Quando la futura mamma, – spiega Ruggeri – a fronte di un forte e fastidioso dolore percepito, desideri mitigarlo nel migliore dei modi, deve semplicemente afferrare la maschera che ha posta vicino e, per un paio di minuti, essere inebriata da questo effetto del gas». Bisogna ammettere, comunque, di converso, che, rispetto a questa opportunità innovativa, qualche nota di pregiudizio da parte delle donne si è percepita nell’aria, come ci tiene a specificare lo stesso ginecologo Ruggeri. Alle neomamme, è stato in parte spiegato il beneficio che potrebbe apportare l’uso di questa tecnica, «anche se – aggiunge Ruggeri – non c’è stato ancora il tempo necessario per una spiegazione completa. Fino a qualche anno fa – continua – noi praticavamo in maniera del tutto efficace la Partoanalgesia vera e propria, ad Avezzano, in maniera del tutto gratuita. Successivamente, però, questa pratica è stata abbandonata per un numero di anestesisti insufficiente. Dato che, adesso, ancora non sussistono i presupposti per riprendere in mano le redini del parto indolore, abbiamo pensato, allora, di utilizzare comunque questa tecnica, molto più pratica e veloce rispetto alla prima e che non richiede l’intervento di un ‘addetto specializzato’». A breve, l’equipe del punto nascita, comunque, diffonderà la novità della pratica indolore attraversi abili spiegazioni. L’esigenza di introdurre la realtà di questo meccanismo, è connessa principalmente all’idea di un’essenza del parto che sia quanto più dolce possibile. «A noi specialisti compete la pratica di ridurre il dolore sotto ogni forma, per questo, a mio avviso, la donna dovrebbe essere messa in condizione di avere la possibilità di avvertire meno il dolore fisiologico del travaglio».
La miscela agisce, quindi, come un analgesico sulla muscolatura femminile. L’obiettivo è quello di dare alla partoriente, l’opportunità di scegliere in maniera del tutto libera, se usufruire o meno di questa tecnica per ridurre il dolore o se vuole vivere l’atto del travaglio e del parto in modo del tutto naturale. «Il vero punto di domanda, comunque, – conclude il dottore – si delinea laddove ci si chiede se è giusto o no dare alla donna questo strumento di mitigazione in più. Io, da parte mia, pongo un interrogativo: perché non bisogna offrire alle mamme il balsamo di una tecnica del genere, per altro, assolutamente innocua? Esistono, di fatti, molte donne, soprattutto al giorno d’oggi, che tendono a vivere l’esperienza del parto in maniera assai negativa, con una specie di blocco mentale. Tutto dipende, infatti, dall’approccio intellettivo che si ha e che si punta ad avere nei confronti del dolo del travaglio. Io sono convinto che, se si riuscisse a ridurre l’intensità del dolore del parto, certamente avremmo, ad Avezzano, una riduzione ulteriore della percentuale dei tagli cesarei che ancora vengono praticati qui. Ricordo ancora che il punto nascita di Avezzano è annoverato nella casistica dei reparti che svolgono meno parti cesarei in tutto l’Abruzzo, tuttavia ancora non si guadagna l’obiettivo imposto dal Ministero della Sanità in quanto a percentuale di parti naturali praticati all’interno delle mura ospedaliere regionali». Ma il lavoro non sembra affatto spaventare la squadra dei fiocchi blu e dei fiocchi rosa dell’Ospedale Civile di Avezzano, che, nascita dopo nascita, continua a praticare la virtù dell’importanza di essere un punto fermo per la mamma ed un punto di partenza per il bimbo che verrà al mondo.